Prendendosi una pausa dal filone dello pseudo documentario che l' ha portato alla ribalta, Cohen ritorna alla commedia demenziale delle origini, sempre e comunque presentandoci un personaggio che, proprio per la sua alienità rispetto al "normale", diventa specchio dei difetti della civiltà occidentale.
Il soggetto scelto stavolta è uno stereotipato dittatore di un' immaginario stato africano. Personaggio scelto di sicuro non a caso, visti i "recenti" eventi libici (e non mancano nel film i riferimenti, a partire dal fatto che il protagonista sia sostanzialmente una versione accentuata di Gheddafi).
Dicevamo, quindi, che stavolta abbiamo a che fare con una commedia di stampo più tradizionale. Non mancheranno quindi le battute fini a sé stesse, senza alcun doppio senso satirico (il film ne è pieno), più o meno riuscite.
Ecco, il film è riassumibile nell' espressione "più o meno riuscito", perché qui, come nel fu Ali G in da house la vena demenziale la fa da padrone, presentando allo spettatore battute che, se ha un pò di gusto, potrebbero farlo a malapena sorridere.
Comunque la baracca si salva ampiamente grazie ad altre battute (comunque molte) che invece risate di buon gusto ne offrono.
Non siamo ai livelli di Borat in quanto a carica, ma partendo dal presupposto di stare vedendo una cretinata lo si può godere appieno.
Nessun commento:
Posta un commento