In un intervista, Tornatore ha affermato di aver avuto l' ispirazione per il setting di questo film dalla lettura di alcuni cataloghi di una casa d' aste. Gli oggetti mostrati, presentati e descritti con un linguaggio che li eleva dalla loro condizione di oggetto quotidiano, ad essere piuttosto qualcosa di unico e prezioso, l' hanno intrigato, portandolo ad interessarsi a questo mondo a parte, fatto di offerte e rilanci.
Fondamentalmente, questo disvela il tono che il film prende.
Poggiante sulle spalle di un monumentale Geoffrey Rush, La migliore offerta è di difficile classificazione, essendo un film drammatico dai toni moderati, con alcune punte di thriller. Il maggiore sforzo, a livello di scrittura, è stato profuso verso Virgil Oldman, il personaggio di Rush, approfondito a tutto tondo, e verso cui non si può che provare una certa empatia, pur con tutte le sue eccentricità.
Il duetto che s' instaura tra lui e la coprotagonista per certi versi ricorda molto quello dei protagonisti de La Bella e la Bestia, ma questo non tragga in inganno: proprio quando il film sembra aver detto tutto quello che c' era da dire, ecco che Tornatore, con un colpo di mano formidabile, rovescia tutto quanto, e parte del piacere post visione e riallacciare le fila di tutti gli indizi visti inizialmente, ma che solo adesso si riconosce come tali.
Fedele a quello che è il suo stile, che fa di ogni inquadratura una fotografia, qui il regista lo porta verso livelli ancor più estremi, indugiando con un piacere poco celato sulla bontà e la bellezza dei dettagli presenti in quasi tutti gli ambienti, e in un film in cui le opere d' arte giocano un ruolo così fondamentale, ciò non può che essere un pregio.
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