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mercoledì 31 agosto 2011

"Il ritratto di Dorian Gray", di Oscar Wilde


Credo siano pochi i libri altrettanto fraintesi come Il ritratto di Dorian Grey! Basta farsi un giro su Facebook per vedere tanti filosofi dell' ultim' ora che per dare un pò di dignità alla propria bacheca pubblicano le famose massime di Oscar Wilde, che, prima sorpresa che ho avuto dalla lettura, non sono esattamente motti di spirito (di "decameroniana" definizione) dell' autore, quanto estratti del libro stesso (su tutti "L' unico modo per togliersi un vizio è assecondarlo). Ed è ancora più sconvolgente scoprire come il valore di queste frasi, estratte da quella che è la trama del romanzo, sia impoverito e anche fuorviante, visto che, nonostante nell' introduzione Wilde sottolinei più volte che l' arte sia diletto senza morale, la storia che racconta una lezione da spartire ce l' ha invece, e va contro l' immagine comunemente nota dell' autore, ossia quella di un libertino senza scrupoli.
Perché se è vero che l' arte è la ricerca della bellezza, e la bellezza senza piacere è quasi un ossimoro, alla fine bisogna rendersi conto di dove possa portare questa ossessiva ricerca edonistica, visto che la bocca abituata a mangiar bene cerca bocconi sempre più elaborati, se non addirittura proibiti. E l' eterna bellezza, ultimo miraggio del piacere perpetuo, potrebbe corrispondere all' eterna narrazione.
Chiaramente un libro che andrebbe letto da tutti, s' imparerebbe molto su come approcciarsi a certi aspetti della vita, e soprattutto, per riallacciarmi all' introduzione, come l' ignoranza e la superficialità non corrispondano minimamente al bello.

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