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sabato 15 ottobre 2011

A dangerous method

Alla recente mostra del cinema di Venezia questo film ha fatto molto scalpore, in particolare la stampa ha acclamato la performance della Knightley. Che infatti è molto brava, come sempre, del resto non è certo il cast il problema del film, semmai proprio la regia. Tratto da un romanzo, di sicuro soffre dei necessari tagli per ragion di lunghezza che la trama deve aver subito, visto che la trama procede con una velocità sconcertante, si passa da una situazione all' altra senza capire bene cosa sia successo nel frattempo, soprattutto nella prima parte. E in generale manca d' emozione la messa in scena, tutto procede liscio senza veri e propri apici, e neanche quelle che sarebbero le vere svolte narrative vengono percepite col dovuto impatto emotivo, anche grazie alla succitata fretta. Peccato.

venerdì 14 ottobre 2011

Metroid : Other M [WII] - Recensione





Con l' avvento del 3D, il problema a cui dovettero andare incontro gli sviluppatori era reinventare i propri giochi, specie i marchi famosi, in funzione delle nuove potenzialità tecnologiche disponibili. A Nintendo se la sono cavata egregiamente, con Super Mario 64 e The Legend of Zelda: Ocarina of Time. Con Metroid però il processo è stato più lento e faticoso, tanto che il marchio ha addirittura saltato una generazione, dal Super Nintendo al Gamecube senza passare per il Nintendo 64. La missione venne affidata ai Retro Studios, e nonostante i mille dubbi iniziali sappiamo benissimo come sia andata a finire, con la trilogia Prime che è entrata nell' olimpo dei videogiochi. Ma, forse troppo impegnata con altri progetti, Nintendo ha affidato ancora una volta il suo marchio più adulto a degli esterni, a quel Team Ninja, famoso per l' amato-odiato Ninja Gaiden. Ancora una volta ci ritroviamo davanti ad un reboot "morale" (perché è chiaramente inserito nella continuity della serie), solo che piuttosto che affrontare la sfida di una nuova tecnologia (se escludiamo il Wii Mote), stavolta si decide di affrontare un nuovo fronte mai affrontato prima, ossia inserire una trama, elemento da sempre alieno (e non necessario) per un Metroid.
A onor del vero, già Prime 3: Corruption aveva implementato un' elemento narrativo decisamente accentuato, specie se si fa il raffronto con qualsiasi altro episodio della serie. Ma qui la cosa si è spinta ulteriormente, rendendo Samus personaggio attivo negli intermezzi filmati, non più spettatrice muta degli avvenimenti. Stavolta, per la prima volta nella serie, la nostra eroina parlerà. E anche troppo! Il principale problema all' impianto narrativo, terribile da dire, è proprio la caratterizzazione di Samus, troppo contraddittoria con quello che è stato il personaggio fino ad oggi. Si è tentato di accentuare il suo lato emotivo, per svelare i suoi lati più deboli: beh, ci sono riusciti anche troppo. Per essere una donna adulta che da anni viaggia da sola per la galassia uccidendo mostri di ogni dimensione e forma, la protagonista di Other M è... come riassumere in una parola sola? EMO.
Si, emo, perché ci ammorba spesso con interminabili monologhi su tutte le sue insicurezze passate e presenti, con una voce pressapoco atona, figlia di una direzione del doppiaggio disastrosa (cosa che affligge buona parte del cast). Insomma, l' hanno resa eccessivamente fragile, e anche ancor più contraddittoria, quando l' apparizione di un vecchio nemico affrontato più volte stavolta le farà venire quasi un coccolone.
L' intreccio in sé è piuttosto buono invece. Nulla di che, ma per lo meno uno o due "WTF" vi usciranno fuori (anche se la loro estemporaneità sembreranno uscire da un B-movie). Non parliamo degli altri personaggi, secondo me sono tutti dimenticabili, anche perché di tutto il cast solo 4 hanno una vera personalità, cosa che si rifletterà a posteriori su uno dei buchi narrativi del gioco, uno abbastanza grave, visto che riguarda quello che sarà un grosso cardine della trama che però sembrerà venire dimenticato. Peccato.

Other M si presenta come il primo vero Metroid in terza persona in 3D (riallacciandosi ai fratelli Mario e Zelda nell' epoca 64 bit), che sfrutterà però una telecamera fissa, per niente fastidiosa, salvo in certe situazioni, comunque nulla di critico. In questa modalità Samus potrà sfruttare tutte le sue abilità topiche, tranne missili e supermissili. Questi verranno usati esclusivamente nella modalità in prima persona, applicabile ruotando il controller (ricordo che si sfrutta unicamente il Wii Mote, niente Nunchuck) in posizione verticale, ossia perpendicolare alla tv. E qui nascono i problemi pratici di Other M.

Non capisco perché i programmatori si siano ostinati a voler utilizzare unicamente il Mote, di fatto privandosi di altri 4 comandi (1 levetta, 2 dorsali, 1 sensore di movimento). Mi pare di ricordare che volessero replicare il feeling dei Metroid 2D classico. Encomiabile, ma allora perché inserire anche la prima persona Un azione del tutto macchinosa e innaturale, visto che dovrete totalmente cambiare posizione di mano e joystick, costringendovi in certi casi ad evoluzioni acrobatiche. Nulla che affondi completamente il gioco, ma certe volte la frustrazione sarà notevole, come nel caso del boss finale, il cui primo round è atroce in tal senso.
Tutta un' altra storia è la mira nella terza persona. Il gioco ha un sistema di autopuntamento che sopperisce alla altrimenti impossibilità di mirare dato il movimento in 8 direzioni uniche di Samus, unica possibilità visto che ci si sposta usando la croce direzionale. Quindi punteremo automaticamente al nemico più vicino, scelta discutibile, specie nelle prime fasi di gioco, ma sorprendentemente una volta presa la mano il sistema funziona piuttosto bene.


Apriamo il tema della difficoltà. Il Team Ninja è famoso per la difficoltà dei suoi giochi, e si potrebbe dire che Other M non faccia eccezione, ma personalmente ho percepito il livello di sfida in maniera molto ambigua. Pur essendo i combattimenti impegnativi, la difficoltà di questi scema piuttosto rapidamente, anche prima del loro naturale abbassamento per il potenziamento del personaggio. Sostanzialmente, per determinati nemici, si tratta di sbattere contro il muro della loro improvvisa difficoltà rispetto ai precedenti, morire qualche volta, e una volta appreso la strategia per affrontarli la loro difficoltà quasi si annulla. Ci sono quindi picchi di frustrazione in un gioco mediamente non molto difficile.


Che non si fraintenda comunque. Other M è un gioco divertente, intenso, e con una varietà piuttosto buona di situazioni, tutte in funzione dello spirito maggiormente arcade rispetto ai canoni della serie. Una mappa più lineare, quindi, non priva di segreti quali oggetti extra, ma dallo scorrimento di sicuro più liscio rispetto ai classici intoppi degli altri giochi, in cui bisognava capire in quale punto della sconfinata mappa utilizzare il potenziamento acquisito. Qui l' esplorazione procede in maniera molto più guidata, senza la ricerca ossessiva del potenziamento di turno, che verrà sbloccato solo dopo che il caro Adam ci permetterà di utilizzarlo, scelta ai confini dell' offensività nei confronti del giocatore che mi rifiuto di commentare; oltre ad essere contraddittoria riguardo a Samus, che è diventata cacciatrice di taglie proprio per operare di testa sua, priva il gioco della soddisfazione a posteriori per la sconfitta di un boss, ossia l' ottenere il potenziamento da lui nascosto. Una bazzecola, che però uccide un po la soddisfazione per la vittoria.


Tanta sperimentazione nelle fasi di gioco non dà sempre dei buoni risultati. A ricevere il Razzie Award sono quelle con telecamera alle spalle, alla Resident Evil 4. Se inizialmente potrebbero sembrare una buona idea, ben presto si capisce che, data l' impossibilità di attaccare in queste sezioni, di fatto è impossibile anche che accada qualcosa, visto la nostra impossibilità a difenderci. Detto in parole povere, saranno delle camminate a passo di formica in cui non succederà nulla. In una delle prime fasi del gioco ci sarà un backtracking in questa modalità a dir poco tedioso.


Tecnicamente il gioco non è il massimo offerto dalla corrente generazione. Per quanto il livello di dettaglio sia decisamente buono e le animazioni fluidissime, i rallentamenti in certe situazioni saranno inevitabili, e il gioco carica un po più spesso di quanto non avrei voluto. Il design poi, è fresco e colorato, ma chi è abituato ai toni cupi dei Prime potrebbe essere infastidito da tanta "vivacità".
Il sonoro, a parte la questione del doppiaggio (mediamente scadente), non presenta picchi di sorta. Tranne forse qualche boss theme non ci sono brani particolarmente memorabili.
Certo se c' è un fronte su cui la nuova impostazione della mappa perde è la longevità. In 10 ore scarse starete vedendo i titoli di coda. Certo, sono state dieci ore piuttosto intense, quindi piangiamo con un occhio.


La sperimentazione è sempre gradita, e per quanti punti oscuri questo gioco abbia, lo ritengo tutto sommato riuscito, visto che innegabilmente ha portato un pò di freschezza nella saga (che comunque è una delle poche a non aver conosciuto veri e propri flop qualitativi, sempre escludendo gli spin off). Non sono del tutto chiuso ad un nuovo episodio dal Team Ninja. Se aggiustassero delle magagne e delle stupidaggini di troppo (faccio notare che il tasto B non viene usato manco di striscio), potrebbe uscirne un vero capolavoro.
E magari la prossima volta forniranno l' armatura di Samus anche di lamette, chissà!


Grafica: 8.5
Sonoro: 7.5
Giocabilità: 8
Longevità: 7


Voto: 7.5


giovedì 13 ottobre 2011

The Expandables

Da piccolo, come molti maschi della mia età, ma soprattutto con qualche anno in più, ero un discreto fan dell action movie americano. Non che fossero i miei idoli, ma le gesta dei personaggi interpretati da Stallone, Schwarzenegger e Willis hanno di certo rappresentato una fetta del mio immaginario infantile. E come tutti, anch' io ho immaginato un film che riunisse tutti gli idoli action in un unico mix. E di fatti The Expandables mira indubbiamente a pungere gli appassionati su questo fattore nostalgia, presentandosi tra l' altro come un prodotto valido, anche indipendentemente da quella che sia la sua eredità
Un action caciarone, con dosi di testosterone in abbondanza; machismo a non finire, in poche parole. Ma anche questo fa parte del gioco, il non prendersi mai troppo sul serio. Certo, le zone d' ombra ci sono, come una certa stupidità di fondo (voluta), o che certi personaggi non vengano sfruttati molto bene (come Jet Li, a cui avrei cambiato doppiatore), o un finale un pò troppo campato per aria. Comunque per chiunque abbia goduto almeno una volta vedendo un Die Hard (per tirare in ballo un nome pesante) o giù di lì, la visione è caldamente consigliata, specie dopo l' annuncio di un seguito.

mercoledì 5 ottobre 2011

Burnout Paradise - The Ultimate Box [360] - Recensione




Sia maledetto Burnout. Da quando giocai a Revenge, il mondo dei racing mi si è precluso. Come si fa a giocare ad altro dopo aver provato la velocità e la scarica di adrenalina propria del titolo Criterion? Non si può, almeno per me. Oltre 60 ore di gioco (di cui credo 10 fossero caricamenti) testimoniano come la formula mi avesse catturato. Tutt' oggi lo riprendo in mano con piacere. La semplicità della formula, ossia il tirare dritto al traguardo evitando di scontrarsi con il traffico e gli elementi dello scenario, cercando allo stesso tempo di buttare fuori strada gli avversari, è qualcosa che ti pigli all' istante.
Inutile dire che provai immensa gioia nel ricevere Burnout Paradise, pensando "Se su PS2 sono riusciti a fare quello, che faranno su 360?"
E com' è stato, secondo voi? Orgiastico come speravo? NO. E' stata una mezza delusione. Anche se non tutto il gioco è da buttare, anzi.

Il problema fondamentale di Paradise è che ha voluto fare il cosiddetto "salto dello squalo", o il passo più lungo della gamba, se preferite. I programmatori, probabilmente, inebriati dal poter finalmente utilizzare appieno la potenza della nuova generazione (essendo prima impegnati con la conversione di Revenge), si saranno detti "Perché non passare da dei percorsi lineari ad una mappa liberamente esplorabile? Fa molto next-gen!"
Perfetto, peccato che la mappa sia perfettamente esplorabile anche DURANTE LE GARE, percui basta imboccare la deviazione sbagliata per mandare all' inferno una gara perfetta. E a 300 all' ora è difficile fare caso a certi dettagli. Non che Paradise City sia intricata, ma in certi incroci basta veramente un nonnulla per imboccare la direzione sbagliata.
Per ovviare a questi problemi i programmatori hanno provveduto ad inserire alcuni aiuti nell' HUD che indichino al giocatore se stia andando nella direzione giusta per il traguardo o per andare a casa di Cristo. Per quanto queste aiutino molto, non bastano a risparmiarvi il culo (c' entra anche quello) e soprattutto dal grado di attenzione richiesti, anzi. Si, attenzione. Perché la difficoltà maggiore in Paradise è che viene richiesta troppa attenzione a troppi fattori durante gare, lo ripeto, che vanno a velocità insane, specie nelle fasi avanzate.
Stiliamo un elenco delle cose a cui dovrete fare attenzione durante una gara.



1- Le macchine avversarie, ovviamente.
2- Il traffico, che oltretutto, dopo la parentesi di Revenge, non è più tamponabile da dietro senza conseguenze, stavolta a meno di non viaggiare piano o casi fortunati dovrete evitarlo accuratamente. Comunque, per compensare la grandezza della mappa, ce ne sarà di meno rispetto ai capitoli precedenti.
3- Gli ostacoli ambientali; anch' essi ridotti.
4- La mappa, e qui le cose cominciano a complicarsi, perché questa vi mostra chiaramente le strade più prossime e la direzione del traguardo, ma non sempre quella che nella mappa in-game sembra una buona scorciatoia lo è, anzi potrebbe portarvi da tutt' altra parte, cosa che vi costringe a mettere in pausa il gioco per visualizzarla completamente e a sfruttare l' indicatore di distanza.
5- L' indicatore di distanza, per l' appunto, che vi indica l' effettiva distanza tra voi e il traguardo. Questo è in genere quello che vi fa capire per primo che avete fatto una cazzata, quando per una curva sbagliata vedrete balzare la distanza da un misero chilometro e dieci volte tanto.
Il gioco arriva anche a suggerirvi di utilizzare questo o la mappa, a seconda del vostro stile di guida. Ma no, è impossibile, visto che uno non ti dice la distanza, e l' altro non ti dice la strada. Vanno usati insieme, e non sempre è comodo. Anzi, non lo è quasi mai. E dire che sarebbe stato molto più semplice se avessero innalzato delle barriere a delimitare anche minimamente i percorsi. Invece ci si affida del tutto al nostro senso dell' orientamento.

La genialità della mappa si vede anche nella modalità di avvio delle gare. Invece di un pratico menù, dovrete recarvi in uno specifico incrocio, premere freno e acceleratore insieme, e la gara inizierà. Cosa assurda quando il gioco uscì, visto che le gare non potevano essere riavviate in alcun modo, percui bisognava aspettare che terminasse, e poi tornare indietro fino a quell' incrocio e riprovare, anche se eravate arrivati dall' altra parte della città. Una cosa da uscire fuori dai gangheri. Fortunatamente hanno sistemato la cosa permettendo tramite D-Pad di riavviare l' ultimo evento cominciato, cosa che snellisce enormemente la partita. Tale feature verrà installata automaticamente con i contenuti extra della Ultimate Edition.


Le modalità presentano facce conosciute e novità. Abbiamo quindi la classica gara con traguardo, la gara di takedown, le corse a tempo; sono nuove invece l' Uomo nel mirino, in cui dovrete raggiungere il traguardo sopravvivendo alle macchine che v' inseguiranno avendo voi come unico obiettivo, e la Prova Stunt, in cui dovrete fare un tot di punti compiendo acrobazie. Questa la boccio completamente, visto che in certe zone della città sarà davvero difficile trovare le rampe e gli altri elementi utili ad accumulare punti, rendendo la gara molto frustrante. La vecchia modalità scontro è stata modificata; adesso potrete avviarla in qualsiasi strada, cercando di colpire più veicoli possibili prima che il tempo scada e accumulando punti. Ogni strada avrà il suo punteggio, e inoltre potrete cercare di battere il record degli amici, così anche nelle Regole della strada, ossia il tempo migliore fatto in quella strada specifica. Per finire, la Strada Rovente consiste nel battere un empo utilizzando una specifica macchina, che in caso di vittoria verrà sbloccata.


A coronare il tutto ci sono le moto, altra feature bonus inclusa già nel cd dell' UB. Queste si mostrano sorprendentemente divertenti da guidare. Hanno un loro feeling, del tutto diverso da quello delle macchine, e andare sparati in sella a una due ruote è una scarica d' adrenalina ancor maggiore che in auto. E' un peccato però che queste vengano sfruttate ben poco; hanno i loro eventi specifici, ma sono pochi, e tutti consistono in corse contro il tempo. Non dico che mi aspettassi una Furia Stradale con le moto, ma almeno una gara si.


Sul fronte tecnico viaggiamo su livelli piuttosto alti. L' impatto generale ha resistito bene agli anni dall' uscita, presentandosi fluido, veloce, e dettagliato. Come al solito l' attenzione maggiore è andata alle macchine in gara, deformabili in tutta la gloria dell' alta definizione. Anche Paradise City si presenta dettagliata e vivace. Non aspettatevi pedoni, non siamo mica in Carmageddon, ma c' è comunque un discreto numero di macchine a renderla abbastanza viva, senza contare il ciclo giorno-notte, oltre che il pacchetto con le condizioni meteo variabili, quali pioggia e nebbia, altro extra già incluso nell' UB (tutti questi extra credo comunque che siano scaricabili gratuitamente, a differenza di altri DLC come le auto e la zona Big Surf Island).
L' UB porterà con sé anche l' espansione musicale al pacchetto di base. Il gioco di suo offre una varietà di brani più o meno rock, con vette quali i Twisted Sisters e pattume come Avril Lavigne (!). Ma in extra avrete tutta una serie di brani di musica classica, per dare un tono più "rilassato", o anche epico, alle vostre scorribande, e credetemi funzionano a meraviglia. A queste si aggiungono dei remix niente male di brani pescati dai primi tre episodi della serie.


A dispetto di quanto abbia potuto dire soprattutto nella prima metà della recensione, l' anima di Burnout sotto sotto si vede ancora. Le corse filano veloci e furiose, e soddisfazioni sa regalarne, specie in momenti come quando sbloccherete una macchina extra buttandola fuori strada. Il freeroaming perla città inoltre è sorprendentemente piacevole. Non ci sono segreti colossali da scovare, ma alcune zone piene di rampe, o semplicemente segrete e non facilmente accessibili sapranno premiare la vostra sete d' esplorazione. In definitiva la meccanica della città funzionerebbe molto bene se solo si ponessero dei limiti durante le gare, poiché gli arcade vivono soprattutto d' immediatezza. Se proprio vogliono darci percorsi alternativi, che portino tutti al traguardo, quanto meno!
Consigliato a tutti, anche se i fan della serie potrebbero avere l' amaro in bocca.


PS: vi consiglio di deselezionare Paradise City dalla playlist. Il gioco ve la proporrà già ogni volta che avvierete il gioco, se dovrete sentirla tutta ogni volta finirete per odiarla.


Grafica: 8,5
Sonoro: 8,5
Giocabilità: 8
Longevità: 8


Voto: 8


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