giovedì 29 settembre 2011
La crisi ha ucciso oltre 13 milioni di posti di lavoro (TRADUZIONE)
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Questa cifra riassume tutto il dramma della crisi economica mondiale: più di 13 milioni di posti di lavoro, secondo l' OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, N.D.T.), dall' inizio della crisi sono stati epurati - soprattutto tra i non qualificati e i giovani. Solamente in Germania e in Cile la disoccupazione si è mantenuta sugli stessi livelli del 2007.
Berlino- Il salvataggio delle banche e dei paesi in pericolo è costato miliardi - ma la faccia più amara della crisi si mostra nella vita quotidiana: dall' inizio della crisi nel 2007 sono stati perduti più di 13 milioni di posti di lavoro.Oggi giorno, in 34 paesi membri dell' OECD, 44 milioni di uomini sono senza lavoro - "molti di questi da oltre 12 mesi", ha comunicato l' organizzazione questo lunedì.
Stando all' OECD, tra tutti i paesi membri ce ne sono solamente due estranei al trend negativo: la Germania e il Cile. In questi paesi dall' inizio della crisi l' indice di disoccupazione è rimasto basso.
Comunque le previsioni riguardo questo nuovo "scombussolamento" globale oscurano del tutto ogni prospettiva. "La situazione in molte zone si è rilassata nel 2010, così la recente misera crescita economica distrugge questa breve vittoria", dichiara l' OECD.Anche impieghi ottimi e di alto livello sono diventati rari, in particolare per i giovani impiegati. "Sempre più persone ottengono solamente contratti a tempo determinato, che - differentemente da quelli comuni precedentemente - portano ad un punto morto piuttosto che ad un trampolino per avere un impiego durevole.
Simili avvisaglie giungono dall ' Eurostat (Ufficio Statistico dell' Unione Europea, N.D.T).
La disoccupazione e la Germania
Si presenta problematica l' elevata carenza di lavoro duraturo. Questa, dal 2007, è raddoppiata in molti paesi, negli Stati Uniti è persino triplicata. "Anche in questo senso la Germania è una dei pochi paesi a vantare un trend positivo", dichiara l' OECD. "Perciò [nel resto del mondo] rimane alta la percentuale di disoccupati che da un anno o di più cercano lavoro, il 47%."
Quindi la Germania si presenta come una gradita eccezione rispetto al dilagare della disoccupazione, che è scesa di due punti al 9,7%. Nel quadro dell' OECD i giovani nella fascia tra i 15 e i 24 anni hanno sofferto un forte collasso nel mercato del lavoro. "Similmente serie sono state le conseguenze per i non qualificati", dice.
Uomini colpiti più duramente
Secondo l' OECD alla fine del 2010 più di 22 milioni di giovani non studiavano, né tanto meno lavoravano. L' organizzazione perciò promuove una migliore formazione sin dall' infanzia, "e questo soprattutto per bambini provenienti da famiglie svantaggiate". L' occupazione degli uomini, stando alla media dell' OECD, ha subito una forte contrazione, del 2,7%, mentre per le donne siamo sullo 0,6%.
giovedì 22 settembre 2011
Speciale Marvel Zombies
Partendo direttamente da dove termina Crossover e finendo poco oltre Orrore, lo spin off svela la disperata ricerca di cibo da parte degli zombi in un mondo ormai deserto.
Con un abbondante dose di humor nero, di gore, e di tutta una serie di situazioni che bisogna aspettare apposta i "what if" per potervi assistere (roba che può mandare in solluchero i fans, che finalmente vedono scardinati un pò di dogmi classici), questa prima miniserie è a dir poco eccellente, e ne consiglio la lettura a chiunque, davvero una piccola gemma.
Nell' aprile del 2007 vede la nascita il primo spin off della serie, un cross-over con l' Armata delle Tenebre, il celebre film di Sam Raimi, che di non morti la sa lunga. Il personaggio interpretato da Bruce Campbell, Ash Williams, s' incastra perfettamente con l' atmosfera del marchio, dando vita a siparietti esilaranti in cui interagisce con i "buffoni in calzamaglia"; morti o vivi che siano. Si nota qualche incongruenza narrativa, ma nulla di grave, e si può benissimo chiudere un occhio vista la qualità del volume, un sano entertainment da prendere alla leggera.
Se a Settembre abbiamo la fine dello spin off, a Ottobre la trama prosegue, diversi anni dopo la conclusione dell' originale, nel momento in cui gli ultimi super zombie rimasti si rendono conto di aver divorato tutta la carne presente... nell' universo!
L' unica quindi è tornare sulla Terra e raggiungere il teletrasporto di Reed Richards. Peccato per loro che il pianeta non è più deserto come l' avevano lasciato...
Fin qui la qualità si mantiene ancora elevata. MZ2 è la naturale continuazione della miniserie precedente. Ritornano tutti gli elementi che ne hanno decretato il successo, quindi i fan saranno a casa loro. E forse loro più di altri, visto che la trama è piena di riferimenti agli avvenimenti precedenti, quindi chi si approcciasse a questo volume senza aver presente cosa sia successo prima avrà sicuramente dei problemi.
Il finale è chiaramente aperto, lasciando intendere che ci saremmo dovuti aspettare in futuro ancora nuovi massacri. E così è stato!
Non contando la numerazione che avranno le altre serie ufficiali (essendo stato pubblicato solo nel 2009), Marvel Zombies Return è considerabile quasi come uno spin off, per quanto centrale sia in realtà la sua trama, che chiude gli eventi dei principali zombie della serie, e costituisce anche un plausibile finale per il marchio. Certo, va considerato che l' impianto comincia a scricchiolare sotto le incongruenze e i buchi narrativi, quali il perché gli zombi sopravvissuti abbiano di nuovo fame se erano riusciti a sconfiggere la loro "dipendenza", ma sono problemi su cui si può chiudere un occhio, la serie è valida, e ancora una volta offre abbondanti dosi di fan service (in tal senso la prima storia è un must imprescindibile per tutti i fan dell' Uomo-Ragno). La natura eterogenea di Return si rispecchia nel fatto che sono diversi artisti ad avvicendarsi nella realizzazione dei vari numeri, quindi probabilmente preferirete alcuni di questi piuttosto che altri. Comunque chiunque abbia seguito fin qui la serie deve leggerlo obbligatoriamente.
La terza stagione sposta l' attenzione su alcuni nuovi fronti dell' epidemia "zombesca". Se finora abbiamo visto quasi esclusivamente i supereroi, adesso ci verrà mostrato come viene vissuta dai supercattivi, i quali si saranno organizzati in un gruppo compatto con l' obiettivo di portare il "vangelo della carne" in una nuova ( e chiaramente "in carne") dimensione, ossia la Terra-616 (la dimensione in cui si svolge la continuity Marvel principale, per intenderci), la quale però ai primi segnali d' invasione prenderà immediatamente le dovute contromisure inviando Machine Man, membro del gruppo Nextwave, a procurare campioni biologici in loco per poter distillare una cura. Cosa otteniamo quindi se mettiamo una specie di super Terminator con una grave misantropia che sfocia nell' odio viscerale per qualsiasi essere organico in un mondo di "sacchi di carne" macellabili liberamente? Quello che è probabilmente l' episodio più splatteroso di tutto il marchio.
Un volume molto leggero, leggibile anche con una scarsa (o assente) conoscenza della continuity, che ha soprattutto il merito di aprire, come si è detto sopra, la storia verso un nuovo mondo tutto da sbranare.
Anche la quarta stagione (iniziata nell' Aprile del 2009) muove i suoi passi nella dimensione 616, seguendo le vicende della riformata squadra dei Figli della Mezzanotte (Morbius il vampiro vivente, Licantropus, la strega Jennifer Kale, ed Hellstorm). Una vera e propria compilation di mostri horror classici quindi. Questi saranno impegnati a cancellare tutte le tracce dell' infezione lasciate in giro dalla testa del Deadpool zombie, inviato per primo nella Terra-616 in MZ3.
A complicare la situazione s' inseriranno tutta una serie di potenze, interessate per vari motivi al virus zombie, quali l' Uomo-Cosa, Hood, e persino Dormammu.
Kev Waller e Fred Van Lente, dopo la terza serie, nuovamente gli autori in carica. Stavolta tutto l' umorismo è affidato a Deadpool, mentre i Figli della Mezzanotte si mostrano in tutta la loro fragilità, avendo da affrontare ancora prima degli zombie extra-dimensionali i loro demoni interiori (anche letteralmente).
Con la quinta stagione, serializzata tra Giugno e Ottobre 2010, devo purtroppo assistere ad uno scivolone qualitativo. Lente è ancora lo sceneggiatore, mentre i disegni sono passati sotto l' egida di Jose Lopez, e stavolta ho avuto l' impressione che un pò della verve del marchio sia stata persa per strada, mentre è ormai chiaro che la freschezza originale sia ormai un lontano ricordo.
Eppure le premesse erano delle migliori, visto che al centro delle nuove avventure ritroviamo Machine Man, accompagnato da Howard the Duck, un duo che avrebbe dovuto ricreare l' atmosfera dissacrante che ormai tutti conosciamo, ma che come ho detto ha perso di smalto. Interessante anche l' idea di scoprire diverse versioni parallele del virus, occasione per un continuo richiamo a citazioni cinematografiche e non, ma che però ha impedito di costruire un impianto narrativo solido.
A salvare del tutto la baracca però ci pensa l' ultimo episodio, davvero geniale.
Deadpool : Viaggio con la testa fuoriesce dalla continuity ufficiale degli Zombies, in quanto costituisce un ciclo a tutti gli effetti del Deadpool "normale", ma è possibilissimo inserirla nel nostro discorso in quanto prosegue gli eventi di MZ4, ossia cosa sia accaduto in seguito alla testa del Deadpool zombie giunto su Terra-616 in MZ3. Il mercenario dal fattore rigenerante miracoloso quasi quanto il suo essere linguacciuto viene assoldato per recuperare una pericolosissima arma biologica dispersa nelle Terre Selvagge. Indovinate di cosa si tratterà?
Ancor più che in passato la trama qui gioca molto sul fattore comico, e i siparietti tra Deadpool, Headpool (la testa zombie), e gli altri personaggi meritano da soli la lettura. Unico motivo per sconsigliarne la lettura è l' odio che potreste provare nei confronti di un personaggio così assurdo.
Ce ne sarebbe ancora da dire sul Vangelo della Carne, ma ammetto senza vergogna di non aver letto tutto il leggibile sull' argomento. Ma la vastità delle letture non deve spaventarvi più del dovuto, poiché come avrete capito ne vale decisamente la pena. It's chow-time!
mercoledì 21 settembre 2011
La valutazione del debito pubblico dell’ Italia abbassata dalla S&P sull’ onda della crescente paura (TRADUZIONE)
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lunedì 19 settembre 2011
SCAMBIO - Una siciliana è assistente-insegnante alla Realschule / Il pensiero europeo viene vivacizzato (TRADUZIONE)
Inauguriamo una nuova sezione: Traduzioni!
sabato 17 settembre 2011
American History X
Questa è lo sfondo concettuale da cui muove American History X, narrandoci le vicende del naziskin Derek (un superbo Edward Norton, che tra l' altro salì alla ribalta proprio per questo film), appena scarcerato per omicidio, ripercorrendo gli eventi che l' hanno portato alla prigione e della rete violenta in cui per causa sua si ritrova invischiato anche il fratello minore Danny.
Sarà l' occasione per soppesare la propria vita, e se il sacrificio di sé stessi è degno di certi ideali, che forse non saranno così meritevoli come supponeva.
venerdì 9 settembre 2011
"Deadpool: La guerra di Wade WIlson", di Duane Swierczynski e Jason Pearson
Una serie slegata dalla continuity principale, che se in parte sembra voler dare una versione alternativa e veritiera (?) delle origini del mercenario schizzofrenico, dall' altra non sembra prendersi troppo sul serio nel suo intento. La presenza di diversi livelli narrativi fortemente intrecciati, sommata alla vena surreale (o iperreale se vogliamo) di un protagonista ben noto che infrangere la quarta barriera (ossia interagire direttamente col lettore essendo conscio di essere un fumetto) rendono il filo un pò ostico da seguire nel finale, e alla fine non si ha nemmeno chiaro se tutto ciò che si è letto sia da prendere sul serio o con ancora meno credenziali di un qualsiasi "what if". Cosa che comunque, probabilmente, era l' intento degli autori stessi.
Lo stile dei disegni sinceramente non è di quelli che gradisco maggiormente, ma è innegabile che si adattino perfettamente all' atmosfera scanzonata e sopra le righe della trama, che tra l' altro riserva qualche battuta davvero niente male.
giovedì 8 settembre 2011
"Full Metal Alchemist", di Hiromu Arakawa - Recensione
mercoledì 7 settembre 2011
"Il maestro e margherita", di Michail Afanas'evič Bulgakov
Il sogno sovietico, più simile in realtà all' incubo sovietico, filtrato attraverso gli occhi di un autore che ha visto le sue speranze artistiche, Michail Bulgakov, spezzate più volte dalla censura di un regime che non vedeva di buon occhio le allusioni critiche al suo operato. Come qualsiasi dittatura, d' altronde.
E come fa un autore censurato a sfogarsi contro la censura? Ma con un altro libro, ovviamente! Nel quale scomoda un personaggio assolutamente ambiguo quale il diabolico Woland per soppesare la società stalinista e portare scompiglio nel suo ipocrita ordine.
Il problema principale del libro è che è di difficile interpretazione per chi non abbia una buona conoscenza dell' autore (io mi sono fatto aiutare da altri), visto che il significato di molte scene (come quella del volo, riscritta in maniera che venisse descritto come un' esperienza positiva rispetto alla prima stesura negativa, dopo che l' autore fece amicizia con Saint d' Exupery, cosa che gli ha fatto riconsiderar el' aviazione), e di molti personaggi (come Pilato, icona del potere come lo vede Bulgakov, terribile ma necessario che lo sia in quanto è il potere).
C' è chi lo troverà un inutile marasma, chi un capolavoro di satira, chi un curioso fantasy. Obbligatorio leggerlo e vedere in quale versione vi riconosciate.
domenica 4 settembre 2011
"Il vangelo secondo Gesù Cristo", di José Saramago
Saramago è un autore con pochi peli sulla lingua. Tratta qualsiasi argomento e lo tratta con la crudezza di particolari che hanno i documentari più spietati e più veritieri. Altra caratteristica di Saramago è una certa passione per i temi difficili, facili allo scandalo. D' altronde scrivere una ri-narrazione della vita di Gesù cristo dal concepimento alla morte in croce non è un' impresa da poco, visto che probabilmente è più difficile raccontare in maniera nuova una storia che conosciamo tutti che non una nuova di zecca. Specie se poi si mira a scriverne un vero e proprio vangelo umano, in cui Gesù non è un messia che accetta placidamente l' orribile fine che l' attende, ma un uomo come un altro che si trova invischiato nella tela ordita da un padre tiranno e onnipotente, nel senso più letterale del termine.
Quello che ne esce è un quadro affascinante di un' epoca dove la devozione a Dio è tutto, ma offerta ad un Dio che forse nessuno del suo popolo eletto capisce pienamente, e nemmeno lui sembra capire più di tanto a che fare ci stia, fagocitando sé stesso in una spirale di spietate devozioni e conflitti divini, puramente fini a sé stessi.
E siamo tutti legati da questa catena egoistica, visto che la nostra predestinazione è a noi sconosciuta, così come il volere del Padre, paradigma dell' autorità castrante, che a nulla si piega. E "non si dica che il diavolo non abbia tentato Dio".
"Don Chisciotte della Mancha", di Miguel de Cervantes Saavedra
Il peso di parlare di un libro del genere si sente. Parliamo di uno dei capolavori della letteratura mondiale presi a modello per il suo genere specifico dai letterati di intere generazioni. Cervantes, con Shakespeare e Dante, è stato il paradigma rispettivamente per il romanzo, per il teatro, per la poesia. Gli veniva riconosciuta una verve narrativa invidiabile, per la quale molti dei suoi ideali discepoli avrebbero dato non si sa cosa. E la mia lettura del Don Chisciotte della Mancha ha retto al peso di tali aspettative? Si, certamente; ma con qualche riserva.
Un pò come per Il conte di Montecristo, osservo immediatamente che l' opera segue un modus operandi ormai largamente perduto, ossia quello di voler quasi essere un' opera omnia dell' umanità, in cui sia contenuta molta della cultura contemporanea all' autore, uscendone un vero e proprio ritratto della società da lui vissuta, trovandosi unite alla narrazioni approfondite descrizioni del sistema sociale, economico e culturale della Spagna chisciottiana (inizio del '600).
Ma al di là del fascino della cornice, quello che colpisce veramente il lettore è scoprire come lo spirito comico della narrazione abbia mantenuto tutta la sua carica divertente a dispetto di 400 anni sul groppone. I siparietti tra Chisciotte e il fido Sancho, le loro rocambolesche avventure, e le battute una volta sottili una volta caciarone dello scudiero rendono brillante e appassionante la narrazione, con un' abbondante quantità di risate ad accompagnarle. E alla fine si proverà anche un pò di commozione. Non anticipo nulla, chiaramente.
Quello che invece non mi aspettavo è invece come certi capitoli della prima parte del romanzo siano di una noia atroce. Nello specifico, di tratta di storie parallele alla principale che nulla hanno a che fare con lo svolgimento della trama, e che a mio avviso appesantiscono terribilmente il ritmo (mi basti dire che ci sono un centinaio di pagine consecutive eliminabili in toto senza la minima ripercussione sulla qualità del tutto), e oltretutto per il tono spesso eccessivamente aulico stonano col resto. Certi commenti inseriti da Cervantes nella seconda parte lasciano pensare che anche lui si sia pentito di questa scelta, tanto che nella seconda parte di digressioni di questo tipo non ce ne sono, e se capita qualcosa del genere è molto più breve di quanto non capiti nella prima parte.
Difetti di questo genere, oltre a una certa quantità di buchi narrativi sempre nella prima parte (a momenti sembra quasi che Cervantes si scordasse la sua stessa storia man mano che la scrivesse) non mi permettono di dare il massimo dei voti al Don Chisciotte, che comunque riconosco come un innegabile caposaldo della letteratura mondiale, degno di una lettura da parte di chiunque.
Ultima nota sull' edizione Newton Compton della serie "I mammut": l' edizione nei contenuti è accuratissima, con molte note che delucidano gran parte dei riferimenti altrimenti a dir poco oscuri presenti. Unico grosso rammarico è la qualità fisica del volume, davvero inaspettatamente fragile per essere chiamato mammut!