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giovedì 29 ottobre 2009

Tokyo Godfathers - Recensione

A Tokyo, alla vigilia di capodanno, tre barboni, l' alcolizzato Gin, il travestito Hana, e la giovane Miyuki, troveranno tra i rifiuti una neonata abbandonata. Decidendo di accudirla temporaneamente, i tre cominceranno a cercare la sua vera famiglia, riscoprendo contemporaneamente cosa voglia dire avere qualcuno che ti voglia bene.

Bello, davvero bello, senza mezzi termini.
Una favola natalizia di quelle buone. Si, mi è piaciuta una favola natalizia, ma per dio, come non si fa a non farsi piacere questo film? Il messaggio pseudo religioso è ereditato dal film In nome di Dio, di cui Tokyo Godfathers è una sorta di reinterpretazione urbana.
Il film diverte abbondantemente, e ha anche una buona dose di sentimenti, unendo quindi benissimo intrattenimento puro (spesso nato dall' essere dei protagonisti sopra le righe) ed emotività.
Ogni personaggio, sia secondario che soprattutto principale, è fortemente caratterizzato, e basteranno poche battute per farveli piacere tutti.
Tutti e tre i protagonisti hanno, in maniera equilibrata e neanche "chiassosa", una discreta retrospettiva sul suo passato, rendendoli oltre che simpatici anche a tutto tondo.
Certo, qualcuno potrebbe pensare alla presenza di un certo buonismo, ma posso assicurare che non è presente per niente, e anzi il film, sotto una grossa scorza d' ironia, mi ha dato l' impressione di una impietosa fotografia della condizione dei barboni.
E poi, come dico sempre: quando un lieto fine è fatto bene ed ha personalità, ben venga.

Tecnicamente direi che ha bisogno di pochi commenti: è un lungometraggio Madhouse, e si vede.
Sull' ottimo sonoro (tra l' altro doppiato eccellentemente in italiano) spendo solo due parole per la sigla finale: probabilmente una delle più originali reinterpretazioni della 9° di Beethoven.

Un film consigliatissimo, quindi, che per alcuni avrà molto più valore probabilmente se visto sotto Natale, ma che ogni appassionato di anime dovrebbe vedere.

Voto: 8,5/10

UP

Il caso ha voluto che andassi a vedere Up, e insomma, che volete che dica? Mi è piaciuto, ovvio. I film Pixar mi sono sempre piaciuti (persino Cars con quell' idea balorda di un mondo di macchine), e quindi dove ha saputo centrare l' obbiettivo?
Al solito, in un inizio che mi ha colpito emotivamente (ho sempre trovato che l' apice emotivo dei loro film, se c' è, è negli inizi, a loro modo sempre piuttosto originale; non dico per niente nei finali, che sono sempre banalmente [e come potrebbero essere, in fin dei conti?] a lieto fine), e soprattutto nel divertire, con tante trovate simpatiche in piena linea con il loro umorismo. E mi è piaciuta anche la caratterizzazione dei personaggi. Perdonate se non ricordo tutti i nomi...
Il vecchio è più simpatico di quanto non credessi dai trailer; il bambino, Russel, l' avrei preso a badilate sui denti per tutto il film; Doug è uno di quelli che, a sorpresa, mi è piaciuto maggiormente; simpatico anche Kevin; discreto il cattivo; dei cani del cattivo mi è piaciuto il dobbermann (chi ha visto il film potrebbe capire perché).
Insomma, io continuo a preferire di gran lunga l' animazione orientale, che in quanto a sentimenti prende a sberle tutti i film Pixar. Ma come animazione occidentale, qui, siamo al top.

mercoledì 28 ottobre 2009

"Il fu Mattia Pascal", di Luigi Pirandello

È con un certo ritardo rispetto a quando ho finito di leggerlo che scrivo il mio parere in merito ad un libro che credo necessiti poche presentazioni. Perciò cercherò di essere anche più sintetico del solito rispondendo alla semplice domanda: Mi è piaciuto?
Si, e molto. Pirandello è uno degli autori italiani che ritengo più interessanti in assoluto in quanto tutto il suo pensiero verteva sulla questione dell' interiorità e il suo manifestarsi agli altri, e il libro in un certo senso mostra l' archetipo finale dell' individuo con difficoltà relazionali: un morto vivo che non può relazionarsi agli altri per via del suo essere fuori e al di sopra del mondo.
E poi, detto in tutta franchezza, Mattia Pascal/Adriano Meis è uno dei personaggi cartacei più simpatici che abbia "letto".

domenica 25 ottobre 2009

Xam'd Lost Memories - Recensione

Sull' isola Sentan, devastata dal conflitto tra il Governo del Nord e del Sud, lo studente Akiyuki vive la sua quotidianità normalmente, diviso tra la scuola, gli amici Haru e Fururuichi, e la separazione dei suoi genitori. Un giorno, però, andando a scuola viene coinvolto in un attentato terroristico a opera di una ragazza con i capelli bianchi. Dopo l' esplosione, la ragazza, morente, impianterà nel braccio di Akyiuki una misteriosa luce che lo trasformerà in uno strano essere dai poteri sovrumani. Nel caos della battaglia scoppiata di lì a poco, Akyiuki rischia di dimenticarsi la sua vera identità, e di mutare in pietra. Per impedire ciò, si vedrà costretto a seguire Nakiami, una ragazza che sembra sapere come trattare la sua mutazione, chiamata da ella Xam'd.

Temo di non aver potuto seguire Xam'd: Lost Memories come avrei voluto, dati impegni universitari, impiegando quindi un paio di settimane a completarlo. E questo è un male, perché la trama è più criptica di quanto non si possa immaginare. Voglio credere che sia perché non ho seguito con regolarità gli episodi, ma per buona parte della serie ho fatto davvero fatica a capire dove la storia andasse a parare. Cioè, non riuscivo a capire a cosa portassero gli eventi, non sapendo (o capendo?) le motivazioni dei personaggi, generando una certa confusione, fortunatamente risolta (anche se non completamente) progredendo nella serie. Altro problema della trama è il ritmo. Pur non raggiungendo mai livelli di noia, ho trovato che ci fosse qualche punto morto, equilibrato comunque da certi momenti davvero coinvolgenti, che potrebbero anche colpirvi. Per non parlare poi delle ultime puntate, dove gli eventi subiscono un' accellerata che spinge notevolmente l' interessamento. Anzi, lo dico, nelle parti finali si raggiungono livelli emotivi raramente trovati in molte serie anime. Senza contare che il finale mi ha ricordato in un certo senso Evangelion, con una sorta di Third Impact (in senso più concettuale che biblico, non aspettatevi nessuna apocalisse).
Parlando del cast, è decisamente ampio, quindi è facile che ci siano molti personaggi che vi piacciano e molti che non gradiate affatto. Di certo ce ne sono alcuni caratterizzati davvero bene, o che nelle battute iniziali non sono particolarmente stimolanti, ma che con l' andare avanti delle cose diventano davvero interessanti (su tutti, Fururuichi).

Le animazioni sono di livello eccellente, specie nelle scene di combattimento, che sono una gioia per gli occhi. Tanta qualità si vede anche nel design, piuttosto fresco e originale (che mi ha ricordato per certi versi Nausicaa della Valle del Vento di Miyazaki), raggiungente l' apice nel disegno di Umanoidi e Xam'd.
Sonoramente il lavoro è ottimo, con una buona qualità di effetti (specie queli organici delle trasofrmazioni), doppiaggio e musiche.

Un cartone di buon livello, in conclusione. Con un comparto tecnico d' eccezione, e una trama articolata e coinvolgente, caratterizzata sia da momenti morti e da una notevole cripticità, ma anche da momenti coinvolgenti, personaggi ben caratterizzati e un finale eccellente.

Voto: 8,5/10

"La vergine del bordello", di Hubert & Kerascoët

Nella parigi anni '30 un serial killer noto come il macellaio delle Balere sta avendo un grosso richiamo per il ritrovamento continuo di corpi di donne orribilmente mutilate. Blanche, pudica ragazza che lavora da inserviente con la sorella, quando questa viene uccisa da qualcuno che sospetta essere proprio il serial killer, si mette sulle sue tracce per vendicarsi, arrivando fino al Pompadour, nota maison privè. Lì, per poter indagare, si vedrà costretta a prendere servizio attivo come "donna di compagnia", pur in un accezione differente da quella che state immaginando.

Preso sulla fiducia. Non sapevo niente degli autori, nulla del fumetto. Zero assoluto. Ma la storia m' intrigava, e i disegni non mi sembravano affatto male, perciò ho deciso di dargli fiducia. E ho fatto bene, perchè La vergine del bordello (che riunisce la serie Miss Pas Touche) è una piccola sorpresa. Piacevole da leggere, con una protagonista che ho trovato molto simpatica, e un cast in generale piuttosto interessante. Peccato che la storia soffra un pò della brevità del fumetto, leggibile nel giro di mezzora, cosa che potrebbe incidere sul rapporto qualità/prezzo (sui dieci euro). Comunque sia, secondo me li vale. La storia non sembra porsi nessun proposito presuntuoso ma riesce, con molta semplicità (sia testuale che visiva) a raccontare una storia sorprendentemente coinvolgente.

martedì 20 ottobre 2009

Top Twenty Boss Fights of my Life

Molto dello charme intorno al videogioco nel suo essere nasce dal fatto che esso sia una sfida che metta una persona normale in una situazione eccezionale.
E non c' è sfida migliore di quella accompagnata da personaggi carismatici che facciano la storia del medium, che senza tanti giri di parole sono i boss di fine livello.
Ecco la mia classifica delle mie 20 preferite boss fight finora lungo la mia carriera videoludica. Certo è stato molto difficile fare una scelta, considerando che alcuni giochi da soli avrebbero riempito 4 o più posizioni, quindi ho cercato di limitarmi per ogni gioco a quello che mi ha veramente lasciato il segno.

WARNING: GROSSA PRESENZA DI SPOILER!

20- GIUDICE ALATO (Final Fantasy XII - Revenant Wings)


Ma quanto mi è piaciuto Revenant Wings? Decisamente la versione migliorata di FF12, anche nel presentarci dei cattivi che abbiano un minimo di carisma. Tra tutti nel gioco è secondo me a spiccare il Giudice Alato, e per tanti motivi:
-Armatura ganza;
-Le sue linee di dialogo non sono niente male;
-Ha una storia tormentata (insomma, scoprire che in realtà sia la figlia di Feolthanos è un bel colpo di scena!).
Senza contare che è un boss coi controcazzi. Nel video vedete il primo combattimento, e non è niente di particolare, ma credetemi... In quasi ogni sua apparizione vi prenderà sonoramente a calci in culo: non solo si circonda di yari potentissimi, ma soprattutto ha un attacco che da solo è in grado a spazzare via tutto il vostro party, espers inclusi.
Ah, le bestemmie che mi ha strappato...



19- AGUNI (Castlevania: Dawn of Sorrow)


WHAT A FUCK!?!?!?
Ecco cos' ho detto quando attraversato lo specchio, al posto di quella pippetta di Dario, mi sono ritrovato questo satanasso vomitato dall' inferno.
Senza dubbio nell' aspetto è uno dei boss più cazzuti del gioco, e da combattere è un vero inferno, tanto che la prima volta che l' ho combattuto il Gameover era inevitabile... e non è che dopo non fosse possibile.
Level up, level up...

18- CYCLOPEUS PALUSTRIS [DIVORATORE] (Beyond Good & Evil)


Gioco tanto bello quanto sottovalutato dal grande pubblico, BG&E. Cazzo, aveva stile da vendere, e un esempio è il combattimenti contro il Divoratore.
In realtà, il combattimento non era difficile, come tutte le boss fight del gioco, ma IMHO coreograficamente è davvero coinvolgente (fantastico quando bisogna scansare il suo attacco aereo).


17- BABY BOWSER (Super Mario World 2: Yoshi's Island)


Ecco, questa la considero la mia prima esperienza horror in assoluto. Certo, non c' è un cavolo di cui spaventarsi, ma immaginatevi l' ansia a 5 anni di vedersi venire addosso un colosso del genere!
Comunque, ogni boss di questo gioco è una piccola perla, solo solo per l' aspetto grafico.
Ma arrivare alla fine del gioco e suonarle a Baby Bowser è una gioia che non si può capire, specie alla luce degli ultimi, infernali livelli.
E insomma, non ho mai capito bene come prendere la mira con quelle uova. Andavo a culo, perché spesso gliele tiravo troppo basse (com' è che non accusasse il colpo ai gioielli di famiglia mi fa preoccupare...).
Poi, dico, è un momento storico: la prima volta che Bowser prende calci in culo! Certo che fa quasi pena... quasi.



16- SHO MINAMIMOTO (The World Ends With You)


Ok. Sho Minamimoto ha tanti motivi per essere considerato un figlio di puttana: vi ha uccisi; si serve di voi; ve le suona con piacere; è un campione in matematica. Odioso oltremodo.
Il mio personaggio preferito, sia per il carattere che per il fantastico design (sia normale che in forma Taboo).
E quando nel combattimento si trasforma in un Noise leone sono uccelli per diabetici. Evitare quei calci è snervante, perché o scansi i suoi attacchi o lo colpisci, e lui ti gonfia.
Zetta Slow.










15- RAMON SALAZAR (Resident Evil 4)


Ma quant' è odioso questo nanetto di merda? Per tutto il gioco mi sono chiesto perché Leon non si sia scazzato e gli avesse sparato in faccia nelle mille mila occasioni che ha. Almeno gli pianta una coltellata nella mano, ma mi pare il minimo. E quando finalmente stai per freddarlo, zack, diventa il mostro più colossale del gioco. Che culo.
Salazar è stato, con Krauser, il boss che mi ha preso più tempo in assoluto per abbatterlo, e più tempo in assoluto significa un' ora e mezza di tentativi consecutizi per ucciderlo. E il bello di questa boss fight è che esistono due modi per risolverla.
Metodo lungo: schivi tutti i suoi attacchi, e una volta schivato quello che vi uccide con un colpo, prendere la mira nei due secondi disponibili e sparargli nell' unico momento in cui si scopre col fucile da cecchino. Il tutto ripetuto non so quante volte.
Metodo breve, sparare all' occhio della testa mobile, farlo scoprire e sparargli col bazooka e farla finita.
Indovinate che metodo ho usato io... (soddisfazione a mille, comunque)

14- MOTHER BRAIN (Super Metroid)


L' effetto scenico dei Boss di SM è sconvolgente. L' apparizione all' inizio del gioco di Ridley ha fatto storia, tanto che avevo pensato di mettere lui in classifica. Ma forse anche più di quello, secondo me, il vero momento topico del gioco è il boss finale, il Mother Brain. Anche solo per la soddisfazione nel raggiungerlo dopo aver esplorato tutto il pianeta e aver freddato tutti gli altri boss, ma soprattutto per l' intensità dello scontro.
Immagino che molti giocatori, quando dà quel colpo micidiale, si siano lasciati sfuggire diverse ingiurie. Almeno lo stesso numero di quelli che sono rimasti stupiti quando appare il Metroid a darle di santa ragione al MB.





13- ABYSS (Soul Calibur 3)


Di combattimenti difficili ce ne sono in SC3. Nello story mode ci sono due boss segreti, Olcadan e Nightterror, che sono anche più difficili di Abyss. Ma per affrontarli bisognava fare un giro pazzesco, e così quello che mi ritrovavo più spesso davanti era proprio Abyss, che a dire il vero, insieme alla modalità storia, aveva più una funzione preparatoria ad affrontare le Cronistorie della Spada, vera sfida del gioco, secondo me.
Ma quando si affronta lo story mode, per di più cambiando sempre personaggio e di fatto non specializzandosi con nessuno, è un vero tormento. E Abyss è uno di quei classici boss da picchiaduro con attacchi molto vantaggiosi che con gli altri personaggi vi sognate, quali sfere d' energia a distanza e soprattutto quel maledettissimo risucchio... Quante volte avrò sentito la sua frase "Lascia che la potenza dell' inferno risucchi la tua anima"... Ma vaffanculo!
Comunque, mi piace davvero tanto come boss, specie perché è uno degli ultimi decenti avuti dalla serie SC (qualcuno ha detto Algol?).

12- MUNDUS (Devil May Cry)


Semplicemente spettacolare. Senza contare che affrontarlo trasformati in Sparda è una goduria assurda.
















11- DARKSIDE (Kingdom Hearts)


Indimenticabile. Kingdom Hearts è stato il mio primo gioco 128 bit, perciò immaginatevi l' impatto che ebbe su di me trovarmi davanti un essere del genere, gigantesco e accompagnato da una grafica ottima. Certo, la battaglia è facilissima, ma è un pò come l' Idra di God of War: fa iniziare il gioco col botto!
La scena dell' apparizione è forse la più bella che abbia mai visto per un boss (si, anche più di Ridley), e contribuisce a far capire perché Kingdom Hearts, nonostante tutto, rimarrà sempre nel mio cuore.









10- OMEGA WEAPON (Final Fantasy X)


Ok, è quasi una blasfemia mettere tra i miei boss più significativi di sempre l' Omega Weapon di FF10, riconosciuta universalmente come uno dei boss secondari più facili del gioco e ridicola rispetto a quella dell' 8. E avrebbe avuto molto più senso mettere l' Eone di Braska, decisamente più importante a livello emotivo.
Ma lasciate che vi spieghi: la prima partita che feci a FF10 la giocai molto velocemente; trasportato dalla trama non mi fermai quasi mai a livellare (neanche equamente) i personaggi. Volevo solo andare avanti e vedere come sarebbe andata a finire. Ecco, quando mi ritrovai davanti ad Omega ero ad un livello sufficiente per affrontarlo, ma non sarebbe stata né facile, né soprattutto veloce. Dico solo questo: UN' ORA FILATA DI COMBATTIMENTO. Certe esperienze ti segnano (anche mentalmente, mi sa).

9- SOMA CRUZ (Castlevania: Dawn of Sorrow)



Direi che il filmato si commenta da solo. Cioè, come si fa a non dire "Porca puttana!" quando si trasforma?









8- SEPHIROTH ( Kingdom Hearts)


Un pomeriggio di fine estate 2003...
"Ok, ho appurato che non posso vincere la Coppa d' Oro, il titano del ghiaccio è troppo forte. Vediamo, l' altra... Ok, Sora corre e si ferma... eh? che sono quelle luci in cielo? Non sarà mica... Bahamuth?!
No, aspè, è un uomo con un ala, si alza... o, mma bbestia, che spada ha?!
Sephiroth... ah, si, il cattivo di FF7. Ok, vediamo, non può essere peggio del Tit... [ucciso in tre colpi secchi] ... O_O"

Non so quanti tentativi mi ci vollero per vincere. Ma che goduria dopo tanta sofferenza stenderlo!

7- JACK KRAUSER (Resident Evil 4)


Ma quant' è carismatico questo tipo? Decisamente nel genere del "militare pompato", che può piacere o no, ma personalmente l' ho apprezzato davvero molto, tanto che nella modalità Mercenari è il mio personaggio preferito.
E come boss non scherza. Oltre alla spettacolare prima sequenza in quick time events del combattimento con i coltelli, la boss fight è a dir poco assurda, creando un crescendo a mò di preda-cacciatore davvero intenso. E qando si trasforma le cose diventano serie. Come con Salazar, anche qui ho avuto bisogno di un quantitativo spropositato di tempo per freddarlo. Dannato timer.





6- IDRA (God of War)



Onestamente non so cosa dire su questo boss che non sia già stato detto. Probabilmente una delle boss fight più famose della scorsa generazione, e a buon diritto, considerando come abbia fatto scuola nella spettacolarità applicata ai videogiochi.












5- ANSEM /XEMNAS [XEANORTH] (Kingdom Hearts / Kingdom Hearts 2)




Come si fa a combattere due tizi differenti in due giochi diversi, e in realtà affrontare sempre lo stesso individuo? E il fatto che in Birth by Sleep ci sia Master Xeanorth lascia intendere che la questione è tutt' altro che chiusa. Comunque, grandissimi combattimenti, spettacolari, lunghi e articolati, e soprattutto per niente facili da risolvere (considerando che KH, soprattutto il 2, è una serie tutt' altro che difficile), cosa che aumenta ancor di più il piacere di terminare una storia tanto bella quanto intricata.






















4- SPIDER QUEEN (Okami)



Okami è uno di quei giochi che meriterebbero di vedere tutti i propri boss in una classifica del genere. Ognuno è una piccola perla che per il combattimento, o anche solo per il design, merita di esser visto da ogni giocatore. Tra tutti, però, quello che mi colpi maggiormente fu proprio il primo (secondo, se contiamo Waka), ossia la Spider Queen. Il video della sua apparizione è da panico, così come il combattimento; semplice si, ma affrontare una ragno di quelle dimensioni non son cazzi!



3- INHERT (Zone of the Enders: The 2nd Runner)



Uno dei mech più belli che abbia visto, contando anche gli anime. Pur avendo un design più "semplice" rispetto agli altri Orbital Frame del gioco, è a dir poco bellissimo. E la boss fight è eccezionale. L' atmosfera, resa dall' ambiente cupo e dall amucisa disturbante, è palpabile, e il rtmo serrato, muovendosi a velocità supersonica tra pilastri colossali e proiettili che volano da tutte le parti. E non scherza neanche la parte al buio.











-2 ANUBIS (Zone of the Enders: The 2nd Runner)



Ecco, questo è forse il mech più cool mai esistito. Dico, guardatelo. Già solo a vederlo si può immaginare cosa sia capace di farlo. E immaginate che sfida affrontarlo con un robot scassato.
E poi, combatterlo nella sua forma definitiva con l' altro robot più potente della galassia. Mitico.
E poi diciamocelo, ammazzare Nohman è una bella soddisfazione: che figlio di puttana!







-1 VERGIL (Devil May Cry 3: Dante's Awakening)


Eccolo, il mio boss preferito in assoluto. Come per Okami, anche DMC3 meriterebbe di veder nominati tutti i propri boss, e anche se ritengo che come cattivo sia molto meglio Arkham, Vergil al terzo scontro non dà sazio a nessun' altro. Affrontarlo al massimo della sua potenza è un impresa che da fondo a tutta la mi aabilità (non vi dico per sconfingerlo in modalità Dante Must Die), ma che soddisfazione!
Quello scenario fantastico, quella musica epica, quello scambio di colpi eccezionale, e soprattutto l' intensità della lotta fratricida (chi si sarebbe aspettato un simile finale da una truzzata come DMC3? Wow).









Update del 04/09/2012: siccome a rileggerla mi pare fatta un pò alla cazzo di cane, prossimamente ne farò una versione aggiornata e migliorata. Stay Tuned!

sabato 17 ottobre 2009

Castlevania: Dawn of Sorrow [DS] - Recensione



Nel caso non lo sapeste sono un patito perso per gli action adventure, tanto che alcuni dei miei giochi preferiti sono Okami, Bioshock e Super Metroid. Quest' ultimo in particolare, insieme alla serie di Catlevania, ha uno stile di gioco talmente peculiare (e che ha fatto scuola) da aver creato un vero e proprio sottogenere, il cosiddetto "Metroidvania". Caratteristiche di questo genere sono la struttura degli ambienti, ossia un max
i livello suddiviso in varie sotto-aree (in Metroid in genere si esplora un pianeta alieno, mentre in Catlevania il castello di Dracula), piene zeppe di mostri da ammazzare, con stanze segrete e potenziamenti più o meno nascosti, che spesso permettono di raggiungere zone prima inaccessibili. Bene, alla mia lista del genere si è aggiunto da pochi giorni Castlevania: Dawn of Sorrow, sequel di Aria of Sorrow, uscito anni fa su GBA.

Sulla trama non mi soffermo nemmeno, puramente accessoria.
Dal punto di vista della grafica invece i pregi sono enormi. Dawn of Sorrow è un gioco di prima generazione DS, e dimostrò all' epoca quanto fosse possibile realizzare già all' inizio in 2D con il gioiellino Nintendo. Gli ambienti e gli sprite animati (personaggi, mostri, parti dello scenario) sono dettagliatissimi e vivi, coadiuvati da un campionario di animazioni performanti. Il design si presenta classico ma eccellente, e soprattutto non annoia mai, creando anche un certo effetto curiosità, quando, arrivando in una nuova zona del castello, vi chiederete quali nuove mostruosità vi troverete davanti. Questa qualità visiva, di pari passo con una soudtrack quanto mai ispirata, riesce degnamente a creare l' atmosfera che penseresti di trovare nel castello di Dracula.

Tanta varietà di mostri va di pari passo col gameplay, dato che ogni nemico ucciso, oltre ai tradizionali oggetti e soldi, può rilasciare la propria anima, che Soma Cruz (il protagonista) potrà equipaggiare per sfruttarn
e il potere. Tali anime si suddividono in tre categorie: Bossolo (dei colpi magici, quasi tutti offensivi, tra cui la possibilità di evocare delle zanne, di tirare delle lance, tirare bombe, ecc...), Custode (principalmente permettono di evocare dei famigli, ossia degli spiriti che vi seguiranno e attaccheranno con voi, ma alcuni permettono anche delle mutazioni per Soma, come per esempio una coda uncinata, o anche dei potenti colpi; da notare che possono anche esser emolto utili nell' esplorazione), e Magia (che aumentano le statistiche del personaggio). Il sistema funziona ed è divertente scoprire di volta in volta quale sia l' effetto di una nuova anima, e la grande varietà permette una notevole personalizzazione del proprio stile di combattimento. Le anime potranno anche essere fuse con le proprie armi per potenziarle, e anche qui le possibilità sono tante, considerando quanti tipi di arma ci sono, differenti sia nell' estetica che nelle proprietà quali potenza e velocità d' attacco. A tutto ciò si aggiunge il negozio di oggetti, dove potrete comprare armi, equipaggiamento, e soprattutto pozioni curative, che non sono mai abbastanza. Il livello di sfida, infatti, pur aumentando gradualmente, compirà di zona in zona un salto di qualche gradino, tanto che quando arriverete in una nuova area la cosa più furba da fare sarà cercare subito il savepoint più vicino, o venire tritati per ricominciare dall' ultimo salvataggio potrebbe strapparvi più di una bestemmia.

Comunque sia, anche per questo motivo, per un handled game la longevità si attesta su ottimi livelli, complici la possibile "sindrome da Pokémon" per collezionare tutte le anime dei mostri e soprattutto le modalità altern
ative. Abbiamo quella che ci permette di riempire una serie di stanze con i mostri che preferiamo (di cui però possediamo l' anima), una sorta di "boss rush" che ci metterà di fronte a tutti i boss del gioco uno dopo l' altro, e quella che tra queste prenderà più tempo, il Julius Mode, che permetterà di proseguire la trama nel caso di ottenimento del finale cattivo, anzicchè di quello buono, nel quale possiamo giocare impersonando Julius Belmont, Yoko Belnades e Alucard. Questa modalità si presenta con un ritmo più serrato e veloce, data l' assenza di denaro (e quindi di oggetti acquistabili), di armi alternative e soprattutto di anime. Tutto ciò di cui avrete bisogno per progredire saranno le abilità dei tre personaggi, sostituibili tra di loro in tempo reale, peraltro equilibrati ottimamente; tutti hanno punti di forza e debolezze, e si presentano di volta in volta più adatti a certe situazioni piùttosto che ad altre. Il gioco poi è molto simile all' avventura con Soma, con tutto il castello esplorabile ancor più liberamente di quanto non fosse possibile prima (i personaggi possiedono da subito abilità simili a certe di Soma necessarie per avanzare nel gioco, ma che lui doveva ottenere sconfiggendo boss). Il rischio a girare così liberamente nel castello, soprattutto senza oggetti curativi, è quello d' incappare troppo presto in nemici troppo potenti per il vostro livello attuale, e quindi di fare gameover (mi è capitato più spesso che con Soma). Comunque, nonostante ciò, come ho detto prima con i nuovi personaggi l' approccio all' avventura cambia e questo, insieme al ritmo più veloce, la rende piacevole da rigiocare.
Siete an
cora lì? Muovetevi e procuratevelo!

Ps: se devo proprio dire una cosa che mi ha infastidito molto è il design dei personaggi negli artwork che accompagnano i dialoghi. Erano tanto sublimi in Aria of Sorrow, perchè scegliere questo banalissimo tratto da anime per il sequel?! Per intenderci, di fianco vedete Soma in Aria (sopra) e in Dawn (sotto). MAH!

Grafica: 9
Sonoro: 9

Giocabilità: 9

Longevità: 8,5

Voto: 8,5/10

Mass Effect [360] - Recensione

Cogliendo l' occasione dell' annuncio da parte di EA della data di uscita di Mass Effect 2 (26 Gennaio 2010), ho pensato di recuperare la recensione che scrissi su Eurogamer.it mesi fa. Enjoy.


Nel futuro l' umanità rinverrà sulla superficie di Marte delle rovine appartenenti ad una razza aliena, i Prothean. Un' avanzatissima civiltà scomparsa apparentemente senza un motivo. Grazie a quei ritrovamenti la tecnologia compì un balzo decisivo, portando l' esplorazione spaziale oltre ogni più rosea previsione, fino al contatto (più o meno pacifico) con altre civiltà aliene. Ora l' umanità, rappresentata dall' Esercito dell' Alleanza, fa parte di questo "cosmopolitismo galattico". Anni dopo ci caliamo nei panni di John Shepard, un sottufficiale dell' Esercito dell' Alleanza assegnato alla Normandy, nave spaziale equipaggiata con rivoluzionarie tecnologie occultistiche. Shepard verrà convocato dal capitano della Normandy per una missione delicata: sul pianeta Eden Prime è stata rinvenuta una nuova sonda Prothean, e lui dovrà recuperarla senza dare nell' occhio. Come se non bastasse Shepard dovrà sostenere un esame sul campo per essere ammesso tra gli Spettri, un corpo speciale al servizio del Consiglio Galattico. Ovviamente non tutto andrà per il verso giusto. Anzi, diciamo che tutto a putt...

Il gioco comincia subito col proporvi se giocare con l' id predefinita (John Shepard) o se crearvene una nuova. Scelta consigliata, visto che c' è molto più gusto a giocare con un personaggio creato da sè, considerato anche che non mancano le scelte. Innanzitutto, dopo il sesso e il nome proprio, dovrete scegliere il passato del protagonista tra tre possibilità (Spaziale, Colono, Terrestre) e la sua carriera passata (Superstite, Eroe di guerra, Implacabile), scelte che vi apriranno certe missioni piuttosto che altre. Dopo di ciò passerete alla personalizzazione del viso. Nonostante le scelte non manchino dubito che riusciate ad ottenere quello che volevate, complice l' impossibilità di girare come si vuole il volto per controllarlo. Se non altro potrete sfatare lo stereotipo dell' eroe bellissimo creandone uno orrendo. In conclusione dovrete scegliere il "job" del personaggio. Ve ne sono sei. Abbiamo il soldato, il massimo per i combattimenti per la sua resistenza e abilità con le armi; l' ingegnere, ottimo per interagire con i meccanismi; l' adepto, in possesso di poteri psichici (il mago della situazione); e poi tre classi miste che mescolano le abilità delle prime tre.
Al di là di tutto il gioco è un GDR piuttosto classico, con contenitori da aprire (o da scassinare tramite un semplice minigioco), npc con cui parlare, una certa esplorazione, molti combattimenti, un party ad accompagnarvi, punti esperienza e via discorrendo. Tutto il gioco è strutturato in missioni, che possono essere legate alla trama o, per la maggior parte, secondarie. Quest' ultime si possono ottenere in vari modi: parlando con un npc, leggendo un documento, ricevendo una trasmissione via radio... Tali missioni vi porteranno ai quattro angoli della galassia, facendovi spulciare per bene la considerevole mappa stellare in cui le location non mancano. Però, c' è un però: tali missioni secondarie sono praticamente tutte uguali! In sostanza si possono riassumere in "raggiungi struttura, entrarci, spara ai nemici, parla con il tizio nell' ultima stanza, torna alla nave". Il tutto aggravato dalla ripetitività delle strutture. I tipi di struttura in cui si entra nelle missioni secondarie sono quattro: magazzino, nave spaziale, miniera, magazzino sotterraneo. Se tra queste ci sono delle differenze, all' interno delle stesse si assiste sempre al ripetersi delle stesse tre mappe in croce, tanto che ad un certo punto saprete esattamente che direzione prendere, quali porte si aprono e quali no, perfino da dove arriveranno i nemici! Come se non bastasse, a rendere il tutto piuttosto snervante ci pensano le frasi pronunciate dagli avversari umani. Pare che si divertano a ripetere all' infinito "Il nemico è dappertutto!" e "Vi ucciderò!". Tattica di guerriglia per sfiancare il nemico? Comunque non mancano dei guizzi, alcune missioni più emozionanti che mostrano delle idee in più.
Prima ho parlato della mappa stellare. Potrete accedere ad essa dal ponte di comando della Normandy, e da lì potrete dedicarvi all' esplorazione di vari ammassi stellari, a loro volta suddivisi in più sistemi planetari. Potrete verificare se un pianeta è esplorabile( e in questo caso se c' è pericolo di asfissia, di assideramento o di conbustione), o se si può solamente scansionare per dei rilevamenti. Nel caso in cui esploriate un pianeta scenderete su di esso alla guida del Mako, una sorta di jeep-carroarmato che vi permetterà di arrampicarvi sulle cime più impervie e di disporre di un volume di fuoco niente male, tra mitragliatrice e cannone. Personalmente ho trovato piuttosto divertente guidarlo, anche perché raggiungendo le cime di certi picchi si assisteva a certi scorci davvero fantastici. Il problema dell' esplorazione dei pianeti secondari è che tutti questi sono dei semplici deserti. Si, c' è quello con più montagne, c' è quello ghiacciato e quello infuocato, ma si parla sempre di una vastissima zona dove alberga IL NULLA! Le uniche cose da fare, quando non ci sono strutture legate a missioni secondarie, è cercare dei giacimenti minerari da rilevare, delle sonde da scassinare per dell' equipaggiamento o qualche anticaglia aliena da rinvenire. Fortuna che ogni tanto c' è qualche sorpresa a vivacizzare la cosa, come incappare in un Divoratore, in un' imboscata dei Geth o in qualche manufatto alieno. Purtroppo però quando uscite da una di queste situazioni parte una descrizione scritta, che resa in filmato avrebbe reso molto di più, ma tant' è...
Passiamo al sistema di combattimento. Sostanzialmente il tutto appare molto action, tanto che potrebbe essere scambiato per uno sparatutto in terza persona; ma, ad un' occhiata più approfondita, si potrà notare come il tutto in realtà abbia molto dei GDR. Si potrà passare rapidamente da un' arma all' altra (pistola, fucile, fucile mitragliatore, fucile da cecchino), utilizzare una delle abilità della classe del personaggio (si va dal curare al potenziarsi), e, infine, si potranno anche lanciare delle granate (non indispensabili ma se si sanno usare sono molto comode). Le armi potranno essere equipaggiati con potenziamenti che miglioreranno la velocità di fuoco, il surriscaldamento, il rinculo, ecc... Si potranno anche equipaggiare vari tipi di proiettili dai più disparati effetti (e anche per le armature sono previsti dei potenziamenti).
Avvicinandosi ad una parete Shepard ci si addosserà automaticamente, anche accovacciato, cosa che dà un che di strategico agli scontri, anche perché i nemici, salvo qualche rimbecillimento ogni tanto, danno battaglia, specie verso la fine del gioco. I compagni (se ne potranno portare due con sé di un party complessivo di sei) potranno essere guidati tramite dei semplici comandi impartiti tramite croce direzionale. Il loro comportamento in battaglia è buono, ma denotano molte più lacune nell' IA dei nemici. Non è raro che sparino al nulla, che non si smuovano da dove si trovano, che si incastrino nello scenario (in particolare durante l'esplorazione capiterà che uno dei due rimanga bloccato e che vi costringa a tornare indietro e a compiere giri larghi per evitare l'ostacolo). Piuttosto fastidioso. Vincendo un nemico, ovviamente, si potranno guadagnare punti esperienza, spendibili nel potenziamento proprio e dei compagni a proprio piacimento, così da scegliere a cosa dare la priorità e cosa no. Da notare che anche i compagni che non facevano parte del trio riceveranno esperienza, così da rendere il level up più veloce (e cazzo, era anche ora! Dite ciao alle ore spese sui JRPG a potenziare uno per uno anche 8 personaggi!).
Oh, eccoci arrivati a quella che molti considerano la punta di diamante di Mass Effect: la libertà nei dialoghi! Nei dialoghi ci verrà offerta la possibilità di scegliere tra varie risposte, in genere una buona, una "normale", e una cattiva (più altre opzioni una volta migliorate le abilità della conversazione). A seconda del profilo che manterremo durante la conversazione questa approderà a soluzioni diverse. Questo si riflette su molte missioni secondarie, il cui esito cambierà anche radicalmente a seconda di cosa risponderemo. Tale possibilità è presente anche nei dialoghi interessanti il proseguimento della storia. Il sistema funziona, è innegabile, e rende i (molti! Certe volte anche troppi) dialoghi di Mass Effect un piacere da seguire, complice il doppiaggio spesso di buon livello. Però, esiste un però. Il sistema di dialogo è inficiato da tutti i suoi limiti. Vuoi per motivi di tempo, vuoi per chissà cosa, ci si può rendere conto di quanto tutto ciò sia più limitato di quanto non sembri. Tanto per cominciare, molte volte mi è capitato di constatare che dare due risposte differenti alla stessa domanda non varierà di una virgola la risposta dell' interlocutore. Peggio ancora, certe volte le tre risposte che potrete dare, pur se nel riquadro indicate da frasi diverse, all' atto pratico equivarranno alla stessa risposta da parte di Shepard! Ma quello che mi ha infastidito maggiormente è il fatto che i dialoghi, presi singolarmente, non influenzano minimamente gli altri.
Mi spiego meglio: decidere di dare un cazzotto ad un uomo anziché calmarlo non vuol dire che i personaggi che incontrerete in seguito sapranno che siete un violento e si comporteranno di conseguenza, così come comportarsi da santarello non vorrà dire che i personaggi vi considereranno un sant'uomo. Decidere di finire una side quest nel sangue o diplomaticamente non avrà la minima influenza sulle altre, così come sulla trama principale.
Nella trama principale, poi, le effettive scelte a discrezione del giocatore sono pochissime, il che rende di fatto, al di là del piacere di articolare la conversazione come si vuole, praticamente inutile stare lì a pensare cosa rispondere; tanto si arriverà sempre allo stesso punto. Colgo il momento per spendere due parole sulla trama. La storia ha il merito di motivare il viaggio dei protagonisti, e spinge ad andare avanti. Peccato che l' intreccio, a parer mio, sia di una banalità mostruosa. Colpi di scena degni di questo nome zero, e anche quelli che si potrebbero considerare così in realtà rientrano pienamente in tutta una serie di stereotipi triti e ritriti. Discorso simile per i personaggi, tutti perfettamente inquadrati nei canoni classici. Si va dalla bestia buzurra alla ragazza pura...
Dialogare con i membri del party è interessante (peccato dover scendere ogni santa volta fino al ponte di sbarco della Normandy...), peccato che cioè che penseranno di voi e il loro atteggiamento nei vostri confronti siano, ancora una volta, del tutto indifferenti al vostro comportamento nel gioco. Fortuna che certi personaggi vantano una buona caratterizzazione (Wrex a vita!).
Prima di chiudere, parlo un po' della grafica e del sonoro. Graficamente il gioco, anche a distanza di due anni dall' uscita, si difende bene. Il dettaglio grafico, avvalorato dalla qualità del design, si difende ancora più che bene, contando la presenza di molti effetti degni di nota, come l' acqua resa ottimamente e gli effetti grafici (nonché sonori) delle armi che rendono i combattimenti spettacolari (e anche piuttosto confusionari nei momenti di ressa). Purtroppo non posso parlare della fluidità, perché semplicemente (quasi) non esiste. Mass Effect è per lo più un rallentamento continuo. Basta ruotare la telecamera mentre si cammina (ma anche no!) perché il gioco rallenti leggermente. E gli esempi si sprecherebbero...
Intendiamoci, non affossano l' esperienza di gioco, ma tutti questi scatti e rallentamenti in un simile contesto di presunta eccellenza infastidiscono non poco. Per non parlare di tutti gli altri problemi tecnici. Frame rate scandaloso, fisica generalmente buona ma che certe volte impazzisce, e tutta una serie di bug più o meno sconvolgenti (vi basta incastrarvi nell' ARIA senza possibilità di uscirne? E' raro, ma mi è capitato tre volte, perciò SALVATE SPESSO!). Sul fronte sonoro il gioco si difende validamente: ottimi effetti sonori, musiche decisamente buone, doppiaggio discreto con qualche picco particolare. In definitiva Mass Effect è un gioco che mi sento di consigliare; penso che ogni utente 360 dovrebbe quantomeno provarlo approfonditamente. E' un progetto ambizioso, e si vede. Evidentemente però ambizione non fa rima con perfezione. Da recuperare a prezzo ridotto.
Voto: 8/10



Ora, considerazioni dell' ultim' ora, quale sarà l' accoglienza riservata a ME2? Mi è facile immaginare che anche stavolta la critica glisserà per non si sa quale motivo sulla caterva di problemi che ha il gioco, innalzando le qualità positive fino a livelli che non toccherebbero neanche alzandosi sulle punte, e di nuovo, un gioco decisamente buono ma con molte riserve si ritroverà capolavoro. E il pubblico a tenergli dietro.
Che poi, non si sa mai, potrebbe anche essere un capolavoro. Chi vivrà vedrà.

Basta che funzioni

"Dio è gay" "Non è possibile, Dio ha creato tutto così perfettamente... gli animali, le montagne, i mari..." "È un arredatore"

Grandissimo l' ultimo film di Allen. Come Gran Torino meritava di esser visto anche solo per il personaggio di Eastwood, Basta che funzioni meriterebbe la visione solo solo per i dissacranti commenti di Boris, il protagonista.
Insomma, non sono un grande conoscitore di questo grande regista, ma gli stilemi mi sembrano quelli propri di esso: ambientazione newyorkiana, dialoghi brillanti, normali storie fantastiche di tutti i giorni... c' è tutto (tranne Scarlet Johanson, stavolta).
Cercatelo, ne vale decisamente la pena.

venerdì 16 ottobre 2009

"La fattoria degli animali", di George Orwell

TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI.

Tali parole muovono al sentimento di rivolta gli animali della Fattoria Padronale, stufi dello sfruttamento del fattore Jones e decisi a occupare la fattoria per condurla a modo loro, rinominandola a buon diritto Fattoria degli Animali. Nella fattoria s' instaura un governo presieduto dai maiali, riconosciuti all' unanimità come gli animali più intelligenti. In particolare, due sono le figure di spicco, i verri Palladineve e Napoleone. Ma quella che nasce e procede come un' utopia felice per gli animali, si trasformerà nel peggiore degli incubi, quando la "casta" dei maiali assumerà il controllo assoluto della vita della fattoria, trasformandola in un regime vero e proprio.

Leggendo La fattoria degli animali, l' impressione che ho ricevuto è stata quasi quella di leggere un 1984 in piccolo, soprattutto per i mezzi ci controllo sugli altri animali messi in atto dai maiali, con la manipolazione del passato (esattamente come avviene in 1984)
Facile capire come un libro dai sottosignificati così pungenti abbia incontrato tante difficoltà iniziali con la censura, che rese difficile anche trovare un editore disposto alla pubblicazione.
Un grande libro senza mezzi termini, che getta le basi per quello che sarà poi 1984.

TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI
MA ALCUNI SONO PIÙ UGUALI DI ALTRI

"Maus", di Art Spiegelman - Recensione

Art Spiegelman, autore del fumetto, ci mostra l' esperienza della stesura di Maus stesso, raccontando allo stesso tempo le vicende di suo padre Vladek sull' esperienza dell' Olocausto e il doversi riavvicinare a questi e alla sua vita attuale, dopo il suicidio passato della moglie Anja e il matrimonio fallimentare con Mala. Art quindi scoprirà che l' olocausto è tutt' altro che finito per suo padre, e che la sua ombra si proietta fin sopra lui.

Gatti e topi. La simbologia di Maus è di una semplicità disarmante. Eppure, a guardare bene, ci sono più strati di lettura.
Il primo è fin troppo evidente. Gli ebrei come topi nella trappola mortale dei tedeschi. Ma fin dei conti, non saremmo tutti dei topi messi in scacco da un gatto chiamato società?
Mirabile questo scambio di battute tra un giornalista tedesco e Spiegelman:

"-Molti giovani tedeschi ne hanno le tasche piene di storie sull' Olocausto. Sono successe ancora prima che succedessero. Perché dovrebbero sentirsi in colpa?
-Chi sono io per dirlo? Ma molte società che fiorirono nella Germania nazista sono più ricche che mai... Non so... forse TUTTI dovrebbero sentirsi in colpa. TUTTI. PER SEMPRE!"


In fin dei conti, come si racconta una storia del genere senza faziosità, senza colpevolizzare nessuno, semplicemente volendola esporre? Per tutto il racconto Art si tormenta al pensiero di come la gente potrebbe recepire il racconto, per forza di cose filtrato attraverso gli occhi sofferenti di Vladek. Il semplice delirio di un vecchio ebreo spilorcio o il lamento di un popolo, di un' umanità che oblitera sé stessa?
E soprattutto, quello che probabilmente è il punto focale del romanzo: come vive questa situazione Art? Non la vive, la soffre. Il rapporto col padre non è mai stato ottimale, e a questo si aggiunge il senso d' inferiorità nei confronti del fratello morto durante la guerra, il suicidio della madre quando aveva 20 anni, e un generale senso d' impotenza nei confronti della sua stessa storia, di Maus.
"Pensavo al mio libro... È così presuntuoso da parte mia. Insomma, non riesco neppure a dare un senso al rapporto con mio padre... Come posso dare un senso ad Auschwitz?... All' Olocausto?"

Maus è uno di quei fumetti che hanno fatto la storia del genere letterario, e che andrebbero studiati, letti e amati da tutti. Procuratevelo, è un boccone dolce amaro che espanderà la vostra visione della vita.

giovedì 15 ottobre 2009

Devil ("Daredevil")

(prima pubblicazione: Ottobre 2009)



Figlio di un pugile fallito, Matt Murdock cresce
nel difficile quartiere newyorkese Hell's Kitchen, dedicando tutto il suo tempo allo studio. Un giorno, però, in un incidente stradale del materiale radioattivo gli cola sugli occhi, rendendolo cieco. Insieme, però, acuirà gli altri suoi sensi fino a renderli i più potenti sul pianeta. Unendo questi poteri alla prestanza fisica, assumerà l' identità di Devil (Daredevil), giustiziere notturno che punisce i criminali senza troppi mezzi termini.
La sua strada s' incrocierà con quella di Elektra Natchios, figlia di un diplomatico greco, di Wilson "Kingpin" Fisk, boss della malavita, e di Bullseye, killer psicopatico letale almeno quanto lui...


A quanto ho letto in giro, Devil non è piaciuto praticamente a nessuno. E mi chiedo perché. Molti si sono lamentati della scelta di Ben Affleck come protagonista, ma a me non è dispiaciuto, l' ho trovato calato bene nel ruolo (forse più spigliato rispetto al Matt originale), e piuttosto grintoso nei panni di Devil.
Anche gli altri attori non mi sono dispiaciuti (si, anche Kingpin nero), con una nota speciale per Colin Farrel nei panni di Bullseye: a dir poco eccezionale.
E poi la sceneggiatura, pur con diverse licenze, segue piuttosto bene le vicende del fumetto, con tutti i momenti topici quali la morte del padre di Matt e l' assassinio di Elektra da parte di Bullseye (nonchè la scena finale di Bullseye in ospedale).
Insomma, il film mi è piaciuto.
E comunque i detrattori saranno lieti di sapere che è previsto un reboot con attori del tutto nuovi.

QUALITÀ OGGETTIVA: 8 (piacevole da guardare, seppure sul lato tecnico siano notabili diversi bloopers)
FEDELTÀ AL FUMETTO: 8,5 (diverse licenze, ma la storia è grossomodo quella)
GRADIMENTO PERSONALE: 8,5 (se non si fosse ancora capito mi è piaciuto)

La leggenda degli uomini straordinari ("La lega degli straordinari Gentlemen")

(prima pubblicazione: Ottobre 2009)



Verso la fine del diciannovesimo secolo, il governo britannico, per fermare le macchinazioni del criminale conosciuto come Il Fantasma, decide di formare una squadra d' individui dotati di capacità peculiari, per non dire sovrumane. Tale squadra vedrà come componenti Allan Quatermain (noto avventuriero), il capitano Nemo, Mina Harker (vampira), Tom Sawyer (agente americano), Rodney Skinner (l' uomo invisibile), il dottor Henry Jakyll (con la sua controparte bestiale Hedward Hyde), e Dorian Grey (immortale).


Uno dei tanti film tratti da un fumetto di Alan Moore, uno dei tanti che l' hanno fatto imbestialire. I motivi sono anche abbastanza ovvi. Se La leggenda degli uomini straordinari (che poi, perché cambiare il titolo in Italia? La Lega nel titolo si sarebbe potuta confondere con la Lega Nord? Mah...), pur essendo una minchiata, potrebbe essere comunque un film abbastanza godibile (al cinema mi piacque abbastanza), è incredibile quanto tutto quanto sia un intruzzimento bestiale del fumetto, pernon dire come tutto sia stato deformato per i gusti del pubblico americano.
Andiamo per ordine: Quatermain, da oppiomane rinsecchito e dalla dubbia utilità è stato trasformato in un James Bond in pensione (vabbè che è interpretato da Connery, ma insomma); Mina Harker (murray nel fumetto), da sfregata da Dracula è diventata una vampira che pare uscita da Ultimate Hellsing; Griffin, da figlio di puttana con la scorza è diventato un cretino; Hyde, dacché era il personaggio psicologicamente più affascinante e complesso, è ridotto ad una bestia affetta da eiaculazione precoce. Anche Moriarty è stato peggiorato. Sfido chiunque a preferirlo nel film piuttosto che nel fumetto. nemo invece è rimasto più o meno lo stesso, più che altro era molto più incazzoso.
E riguardo quelli nuovi, l' idea di Dorian Grey è carina, e soprattutto coerente, essendo un personaggio della letteratura inglese. Peccato che fosse una gatta morta. E non spreco neanche parole per Sawyer, amerianata truzzissima tanto per non far sentire gli americani ignorati e ricordargli che ce l' hanno più lungo di tutti perchè l' unico americano spara come in Matrix.

QUALITÀ OGGETTIVA: 7,5 (non è malaccio)
FEDELTÀ AL FUMETTO: 7 (così così, si capisce che il fumetto d' ispirazione è quello)
GRADIMENTO PERSONALE: 7 (massì, va, si lascia guardare)

Hulk

(prima pubblicazione: Ottobre 2009)

HULK



Lo scienziato Bruce Banner, in seguito all' esposizione massiccia ai raggi gamma, quando subisce forti dosi di stress si trasforma nel Golia Verde, Hulk.
Il generale Ross gli darà quindi la caccia, considerandolo una minaccia, conscio anche del pazzo che fosse il padre di Bruce.


Hulk è forse il supereroe la cui trasposizione in un film dal grande successo di pubblico sulla carta sarebbe più ovvia, in fin dei conti il personaggio, un gigante invincibile costantemente incazzato, è perfetto per un action ignorante. Ma Ang Lee sembra aver colto quello che è l' aspetto più affascinante del personaggio, che non si riduce solamente a distruggere qualsiasi cosa gli capiti (anche se, come molti non sapranno, Hulk ha avuto varie fasi, e in molte di queste era pienamente razionale), ma trova il suo apice nell' introspezione psicologica, ossia l' interna contraddizione di un uomo con molti traumi già da normale, resi acuiti e ancor più frastagliati dal sorgere di una nuova e più potente personalità, Hulk, appunto.
Immaginate la sorpresa quando, guardandolo, trovai che fosse un film molto più profondo di quanto non sembrasse dai trailer (o da quanto potesse aspettarcisi dal concept stesso). Tanto che la punta di diamante del film a mio parere, è il faccia a faccia tra Bruce e suo padre verso la fine.
Certo, sul piano registico è molto azzardato, e per dare toni più fumettistici il regista ha scelto di usare più inquadrature contemporaneamente, creando un effetto "pagina a vignette", cosa che può piacere o no. Personalmente non l' ho trovata sgradevole.

QUALITÀ OGGETTIVA: 8 (è molto soggettivo se possa piacere o no)
FEDELTÀ AL FUMETTO: 9,5 (reso benissimo)
GRADIMENTO PERSONALE: 9 (ottima trasposizione)



L' INCREDIBILE HULK




Bruce Banner, conscio del pericolo che rappresenta per gli altri, decide di vivere in costante fuga, mentre cerca un antidoto per le sue metamorfosi in Hulk. Contemporaneamente, il generale Ross non demorderà mai dal dargli la caccia, sguinzagliandogli dietro l' ufficiale Emil Blonsky, disposto a tutto per catturare Hulk.

E per il reebot si è optato per un avvicinamento all' universo Ultimate della Marvel, come si è fatto per Iron Man e come dimostra anche il fatto che Nick Fury sia interpretato da Samuel L. Jackson (nell' universo normale Fury è bianco), spianando la strada per la continuity cinematografica (dimostrata dall' annuncio di tempo fa del film sui Vendicatori, comprendendo, tra gli altri, proprio Hulk e Iron Man).
Ma al di là di questo, è mia opinione che questo film rispetto a quello di Ang Lee, perda molto. Edward Northon è un grande attore, ma per Bruce Banner, anche per presenza scenica, preferivo di gran lunga Eric Bana. Poi ci sono altri grandi attori, come Liv Tyler e soprattutto Tim Roth, ma insomma, qui ad essere carente è la sceneggiatura, piuttosto banalotta, per non dire stupida. E anche l' approfondimento psicologico, vera punta di diamante dell' altro film, qui è molto più povero (certo è interessante la contrapposizione tra Bruce, che fugge dal diventare Hulk, e Emil, che brama di diventare Abominio, ma anche questo aspetto è un pò sempliciotto). Quindi L' incredibile Hulk, rispetto a Hulk, e quello che ci si aspettava fosse quest' ultimo, ossia un film caciarone zeppo d' azione, pensato maggiormente per il grande pubblico che va al cinema per vedere un film di supereroi e aspettandosi due ore di cazzotti.

QUALITÀ OGGETTIVA: 8,5 (come action non gli si può dire nulla)
FEDELTÀ AL FUMETTO: 9 (è andato un pò a farsi friggere l' aspetto psicologico)
GRADIMENTO PERSONALE: 7,5 (l' ho trovato stupido)

300



(prima pubblicazione: Ottobre 2009)


Nel 480 a.C il re persiano Serse prosegue i sogni di conquista sul Peloponneso del padre Dario. Avanza quindi sulla Grecia con l' esercito più potente che l' avesse mai solcata, formato da milioni di uomini. Unica speranza della Grecia è rallentare la sua avanzata bloccandolo nello stretto passaggio delle Termopili, una gola costiera dove il numero di uomini a nulla sarebbe valso. A compiere la missione è il re spartano Leonida, accompagnato solo dalla sua guardia personale di 300 uomini, più alcuni volontari di altre città.

E mentre la battaglia infuria, a Sparta, Gorgo, regina e moglie di Leonida, cerca di convincere il consiglio a mandare più uomini a Leonida, lottando contro le macchinazioni dell' infido Terone.


Dopo questo film e Watchmen, penso che Zack Snyder sia il punto di riferimento per le trasposizioni cinematografiche di fumetti. Il regista è riuscito a inscenare perfettamente l' atmosfera del fumetto, condendolo con il suo stile stilosamente truzzo, perfettamente in linea con la produzione. E come per Sin City questo film è stato girato interamente in green screen per permettere di ricreare la peculiare colorazione del fumetto, prevalentemente in toni seppia. Quali sono quindi le caratteristiche migliori di 300? Regia dinamica, ottimi valori di postproduzione, personaggi carismatici, colonna sonora performante (che mi ricorda tantissimo God of War), e soprattutto ritmo (quasi) sempre sostenuto.
Perché quasi? Perchè rispetto al fumetto, che seguiva esclusivamente gli spartani alle Termopili, come ho detto prima qui vedremo anche Gorgo che si barcamena per aiutare il marito da Sparta. Potrebbero essere tanti i motivi per questa scelta: 2 ore di sola battaglia avrebbero potuto essere pesanti, il dovere di ritagliare uno spazio per le donne, altrimenti i soliti rottinculo avrebbero detto che il film è maschilista (politically correct di merda), o che ne so io. Fatto sta che queste parti le ho trovate poco interessanti, e anche un pochino noiose, se paragonate alle vicende di Leonida.
Comunque, sorvolando su questo, Snyder non si è preso troppe licenze rispetto al fumetto, più che altro ha aggiunto qualche momento particolare, come il gigante deforme o il rinoceronte, assenti nel fumetto, per rendere la visione più "saporita" (sempre comunque in linea col il tono sopra le righe del fumetto).
E poi diciamocelo, il film riesce in quello che era l' obbiettivo fondamentale: galvanizzare lo spettatore fino a farlo quasi sentire uno spartano.

QUALITÀ OGGETTIVA DEL FILM: 9 (grande film, se piace il genere è perfetto)
FEDELTÀ AL FUMETTO: 8,5 (qualcosina in più, qualcosina in meno, molto uguale)
GRADIMENTO PERSONALE: 9 (bellissimo)

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