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venerdì 31 dicembre 2010

"Avarat", di Leo Ortolani

Pochi autori sono in grado di omaggiare un film prendendone in giro i punti deboli come l' italico Ortolani. Essendosi già creato una notevole fama in questo senso con produzioni come Star Rats e 299+1 (che certe volte travalicano il confine della mera parodia divenendo vere e proprie riletture delle stesse storie), adesso ci riprova con Avatar, l' evento cinematografico dell' anno passato.
La storia è divisa in due puntate, vendute separatamente (è di recente uscita l' ultima), e si fanno notare per il voler rifarsi al film di Cameron in tutto e per tutto, anche nell' uso del 3D. Solo,
siate avvisati. Qui in 3D è quello tradizionale a cui i più grandicelli saranno già avvezzi memori di tutta una serie di riviste che lo utilizzarono quando erano più piccoli, quindi saprete già che alla lunga l' effetto possa dare fastidio a lungo andare (o anche prima nel caso si sia maggiormente sensibili. Siete avvisati). Ma controindicazioni a parte l' effetto è stato raggiunto in pieno. In certe vignette il senso di profondità è notevole, quindi il prezzo (6 euro a volume) è onesto.
Andando a guardare quella è che la storia, segue per sommi capi quello che è lo svolgimento del film, presentando ovviamente vari momenti dissacranti che cozzano (o per meglio dire distruggono intenzionalmente) alcuni dei momenti salienti dell' originale.
Oltretutto nella seconda parte è presenta un piccolo colpo di scena che, pur non essendo sconvolgente, piace. Certo, forse Ortolani ne ha approfittato un pò troppo per dare una certa svolta al finale con altri colpi di scena a dir poco assurdi, ma l' effetto risata è assicurato, ed è questo quello che conta in fondo.
Finale a parte, Avarat ci dà alcune delle battute "ortolane" più divertenti da un pò di tempo a questa parte. Non che manchino nella serie principale, ma qui Leo è libero di dare sfogo a tutta la sua verve senza preoccuparsi troppo dell' intreccio principale, e si vede.
Un acquisto caldamente consigliato, quindi. Imprescindibile per i fan dell' autore, caldeggiato per quelli del film, che magari perderanno un pò dell' aura originale, ma in compenso potrebbero scoprire una certa curiosità verso il mondo di Ortolani.


giovedì 30 dicembre 2010

Fallout 3 (Game Of The Year Edition) [360] - Recensione


L' incubo post atomico si fa sempre più concreto oggigiorno, in un periodo di grande dibattito sull' utilizzo del nucleare e il disastro ambientale sempre più dilagante.
Diciamo grazie, quindi, ma grazie di cuore a quei prodi che, quasi a volerci preparare con grande anticipo a cosa ci aspetta, ci mostrano olocausti nucleari in tutte le salse e colori. Così sappiamo anzitempo come organizzarci! Una certa filmografia, che va da Mad Max a Stalker ci ha "viziati" con le loro terribili prospettive di morte e decadenza. E quando si cerca il loro equivalente nei videogiochi, in genere IL gioco che ci ha trascinato negli abissi dell' orrore atomico è Fallout, che di certo tra schiavisti, supermutanti, sette fanatiche e chi più ne ha più ne metta ne descrive uno dei più micidiali in assoluto.
Per di più il gioco vi fa assaporare l' esperienza del nascere e vivere in questo mondo. La prima mezzora di gioco vi vede nascere e crescere, fino ai 19 anni, quando abbandonerete il rifugio sotterraneo (Vault), che fino ad allora era stato tutto il vostro mondo, per scoprire quello di superficie, la cosiddetta Zona Contaminata. Tutto seguendo vostro padre, fuggito dalla sicurezza del Vault per non si sa quale motivo. E voi sarete lì, nella vecchia Washington (o quel che ne rimane), a cercarlo (e a cercare di sopravvivere).
Come dicevo, l' inizio del gioco vi vede nascere. Quindi, dopo aver scelto il vostro sesso, il nome, e l' aspetto che avrete da adulti, farete un balzo di qualche mese, e tramite uno dei vostri giocattoli comincerete ad impostare le vostre abilità di base (caratteristiche quali Forza, Agilità, Fortuna e così via). Tutto rigorosamente in prima persona. Più avanti sarà selezionabile una prospettiva in terza persona, ma a parte qualche problema di telecamera (che potrebbe far venire un pò di malditesta...), il bello di Fallout è viverlo con i propri occhi, così come si presenterebbe a noi se fossimo realmente lì.
E intanto la vita va avanti. Ora avete dieci anni, e ricevete da vostro padre il Pipboy 3000, computerino da polso che sarà il vostro più fidato compagno, visto che tramite lui gestiremo la nostra salute, le statistiche, l' equipaggiamento, missioni, mappa, radio... insomma, qualsiasi cosa che riguardi la nostra persona è controllata tramite lui.
A sedici anni dovrete affrontare il test attitudinale per vedere che lavoro svolgerete; a seconda delle risposte che darete le vostre statistiche di partenza che riguardino direttamente le vostre abilità (scasso, carisma, scienza, armi leggere, corpo a corpo...) varieranno.
E poi, come dissi sopra, via, nella Wasteland...

Fallout 3 si gioca quasi come uno sparatutto in soggettiva, ma ha l' anima (e in realtà anche la forma) di un GDR puro. Dovrete quasi "viverlo" il mondo in cui vi troverete, cercando risorse di ogni tipo per sopravvivere, parlando con chiunque incontriate, uccidendo qualsiasi cosa vorrà fare altrettanto con voi (o a cui magari sarete proprio voi a voler fare la pelle), ma andiamo con ordine...
Nell' esplorazione sarete quasi totalmente liberi già da subito. Tanto che inizialmente, appena usciti dal Vault, potreste essere presi da un senso di smarrimento assurdo, essendo passati dai corridoi di un bunker ad una landa sterminata, al punto che la voglia di esplorare potrebbe portarvi a girare a vuoto per ore, per il gusto di scoprire qualcosa (e di cose da scoprire ce n' è un' infinità), anche se, specie in queste prime fasi, bisognerà pensarci sempre 10 volte prima di fare un passo, visto che saremo soli, mal' armati e mal difesi contro un mondo carnivoro.
Vi guadagnerete le risorse necessarie soprattutto dai cadaveri dei nemici vinti, che però, ovviamente dovrete essere in grado di vincere. E tra uomini di estrazione morale "non elevata", animali feroci e abomini genetici dovrete stare in guardia da molte cose.
In vostro soccorso arriva il sistema S.P.A.V., attivabile tramite uno dei dorsali, che fermerà lo scorrere del tempo e vi permetterà di scegliere con cura su quale nemico far fuoco (in automatico), e nello specifico su quale parte (anche le armi, per distruggerle). Il tutto al costo dei vostri punti azione, che andranno ad esaurirsi per ogni colpo. Quindi occhio, anche alla percentuale dci probabilità che il colpo vada a segno.
Altra minaccia da cui guardarsi sono le menomazioni, le dipendenze e le radiazioni. Le prime diminuiranno l' efficienza dell' arto interessato (potrebbe anche azzopparvi); le dipendenze nasceranno dall' abuso delle droghe che vi daranno dei vantaggi in combattimento; le ultime verranno accumulate attraversando zone radioattive, ingerendo acqua o cibo contaminato, e raggiungendo certi livelli vi faranno attraversare fasi di avvelenamento che ridurranno le vostre statistiche, fino a condurvi alla morte.

Per ovviare a questi problemi, se siete a corto dei medicinali necessari, potrete rivolgervi ad un medico in un centro abitato, luogo magari in cui cominciare ad apprezzare veramente le prodezze del sistema di dialoghi, che tramite l' aumento del Carisma vi porterà a risposte uniche per cercare di forzare la discussione nella direzione da voi voluta, positiva o negativa che sia (ma altre risposte sono date con il crescere di altre abilità).
E se magari non vi piacerà come sarà andata una discussione potrete anche uccidere il vostro interlocutore, con tutte le conseguenze del caso. Si, potrete uccidere praticamente qualsiasi cosa respiri e non, tranne i bambini (porcaccia l' oca!).
La libertà di scelta si riflette in parte sia sulla storia (che pur essendo un pò guidata, tranne che ad un bivio specifico, di sicuro risente della possibile uccisione dei personaggi principali) che soprattutto nella miriade di missioni secondarie, tutte risolvibili in almeno due modi, ma il bello del giungere al termine di queste è il vedere COME ci arrivate, perché sotto questo punto di vista di scelte ce n' è davvero. Vi serve una chiave per andare avanti? Magari potete rubarla dalla tasca di chi ce l' ha, o ucciderlo direttamente per non rischiare. O, se non volete sporcarvi le mani, provare a scassinarla, o magari vedere se un terminale da qualche parte lì vicino, opportunamente hackerato, l' aprirà. Il banale esempio della porta vi dà una dimostrazione della favolosa libertà d' approccio concessa.
A questo si aggiunge la vastità della Zona Contaminata, che riserva sorprese in ogni angolo, tanto che sarà un piacere anche solo girare a vuoto, scoprendo luoghi e situazioni (e magari missioni) più o meno interessanti.

Affrontiamo ora la questione DLC. Avendo preso la versione Gioco dell' anno, li possiedo tutti senza averli comprati singolarmente, e cercando di non dilungarmi troppo racconterò la mia esperienza.
Avendole completate tutte, meno Broken Steel, che sarebbe quella che permette di proseguire il gioco dopo i titoli di coda e che effettivamente dà un epilogo alla trama (oltre che innalzare il level cap da 20 a 30), posso dire che il mio ordine di gradimento è stato (dalla migliore alla peggiore): Point Lookout, Operation Anchorage, The Pitt, Mothership Z. Ma vorrei subito spezzare una lancia a favore di Mothership Z. Pur essendo effettivamente la più debole dal punto di vista dell' avventura proposta, non l' ho trovata orrida come molti sostengono. Lasciando perdere il discorso su se sia lecito o meno avere degli alieni in Fallout, la missione offerta l' ho trovata discretamente stimolante. Forse eccessivamente lineare nello scorrimento (ecco, è questo il suo difetto maggiore), ma approfittando dell' ambientazione i programmatori hanno creato molte situazioni davvero simpatiche, se non sorprendenti (il samurai che parla solo giapponese? tocco di genio). Oltretutto gli equipaggiamenti alieni che otterrete saranno tra le cose più interessanti che otterrete coi DLC.
Di contro, Pointlook Out, che non offre oggetti nuovi molto interessanti, si presenta come la più vasta tra tutte le espansioni, con un' intera isola zeppa di location da scoprire, e con una campagna liberamente affrontabile come ci pare e piace.
Operation Anchorage rassomiglia a Mothership Z. Molto lineare nello svolgimento, ma decisamente più intensa di questa, senza contare che è davvero interessante rivivere un evento storico che nel corso del gioco viene nominato più volte. Inoltre questa è di sicuro l' espansione che dà gli equipaggiamenti migliori (dico solo: tuta per l' invisibilità!).
The Pitt, infine, presenta una campagna interessante, ma di contro l' ambientazione è piccola. Tanti e interessanti comunque gli oggetti acquisiti.

I difetti del gioco, sostanzialmente, sono principalmente tecnici. Tanta vastità richiede qualche compromesso, come certe animazioni un pò scattanti, e qualche bug, per lo più di poco conto, ma occasionalmente fastidiosi (terribile quando il gioco si congela. Mi raccomando, salvate sempre). Al di là di questo, lo consiglio senza remore, dovete proprio odiare l' ambientazione per non volerlo nemmeno provare.

Grafica: 8,5
Sonoro: 8,5
Giocabilità: 9
Longevità: 10

Voto: 9

Dico la mia: Best of 2010

Miglior film: Big Man Japan

Davvero ardua la scelta, con tanti calibri qui presenti. Oltretutto, a meno di non voler fare un elenco di power up più lungo del pezzo intero. Quindi non compaiono nomi come District 9, rivelazione fantascientifica degli ultimi due anni passati, ridicolmente passato in sordina in favore di Merdatar, e non viene nominato Shortbus, film davvero coraggioso nel trattare certe tematiche così esplicitamente.
Ma il vero dramma è stato con Bastardi senza gloria, c
he essendo un film di Tarantino (roba per cui mi farei mettere in croce), ero tentatissimo di mettere al primo posto. Geniale a dir poco, solo Tarantino e poch
i altri farebbero una cosa così estrema (mezzo film in tedesco!).
Ma alla fine ha prevalso qualcosa di totalmente inaspettato. Sarà per la genialità folle ch
e lo permea, sarà perché è una delle cose più originali che siano state concepite da tempo, ma Big Man Japan ha dato lo scacco. Monumentale.


Miglior libro: Q (Luther

Pochi dubbi invece sul vincitore in questa categoria. Lovecraft con la sua cosmogonia oscura di Cthulhu era una tentazione molto forte, ho letto poche cose più affascinanti e tortuose, tanto
da trasmettere realmente la paura dell' ignoto provata dai suoi protagonisti, ma Per chi suona la campana è un racconto vivo come pochi, ennesima riprova del talento hemin
gwayano.
Ma, pur essendoci molti calibri grossi, la mia rivelazione di quest' anno è stato Q, che ho più volte paragonato a Il nome della rosa. Pur essendo due storie apparentemente molto diverse, hanno in comune molti punti, quali la questione religiosa, le dense polem
iche filosofiche e teologiche, la questione religiosa, il ritratto storico di un' epoca tormentata e quant' altro... Uno scorcio di '500 in più di 600 pagine. Da avere.


Miglior fumetto: Scott Pilgrim


La dura vita del nerd! Insomma, un nerd un pò lontano dallo stereotipo comune che lo vede brutto, occhialuto, brufoloso, isolato dal mondo. Scott è carino, di certo non è brufoloso, e ha una discreta vita sociale, specie contando che rimorchia in una maniera sorprendente! Fantascienza? No, forse è solo che l' equazione nerd = sfigato non è poi così scientificamente esatta. E diciamolo, impossibile non riconoscersi in almeno uno
degli aspetti della vita di Scott, fosse anche solo per quella fase de
lla giovinezza in cui si hanno tanti desideri, ma nessuno scopo preciso. E passi giornate a chiederti quale sia. Alla fine non l' hai trovato, ma che t' importa, quando hai visto gli amici, la ragazza, suonato un pò di musica...


Miglior autore/gruppo musicale: Il Teatro Degli Orrori


Parlando delle musiche che mi hanno accompagnato nel corso dell' anno, la selezione qui presente conta quegli autori che ho scoperto quest' anno o che magari già conoscevo, ma ho approfondito maggiormente.
In tal senso, la palma d' oro va ai Teatro Degli Orrori, vera rivelazione del rock italiano, anzi, di sicuro una delle band più prolifere e so
ddisfacenti dal punto di vista qualitativo. Con testi profondi e musiche che sanno essere sia aggressive che melodiche, la mia scelta del 2010 sono loro.



Miglior videogioco: Bayonetta [360]


Con ben oltre 100 ore di gioco Fallout 3 sembrava un buon candidato per il primo premio, ma ho voluto far vincere Bayonetta (che comunque consta di un' ottantina di ore di giocato), perché mi ha riportato indietro ai gloriosi tempi di Devil May Cry 3, quando passavo decine di ore a fare a fette demoni di tutte le forme con un sistema di combattimento appagante.
Bayonetta mi ha offerto questo, e anche di più, molto di più.
Mi sorprende che, nonostante abbia avuto un buon successo, sia un pò raro beccare qualcuno che lo ami alla follia come me. Ma dico! Forse è uno dei giochi più divertenti degli ultimi anni, di quelli che ti danno appagamento per cose semplicissime, come concatenare una combo o cose così!
Fatevi un favore e recuperatelo, ormai lo troverete a prezzi ridicoli.

mercoledì 29 dicembre 2010

Mushishi - Recensione

Ginko di professione fa il Mushishi, ossia lo sterminatore di mushi, esseri simili agli spiriti che vivono in un piano più profondo della natura, influenzando lei e noi. Tali Mushi possono essere innocui come pericolosi, quindi Ginko viaggia costantemente da un luogo all' altro prestando i propri servigi per debellare tali minacce.

Molti uomini si pongono per tutta la vita la domanda su se ci sia qualcosa oltre il mondo che vediamo. Ginko non se la pone, perché la sua risposta è ogni giorno sotto i suoi occhi. Oltre il nostro mondo stanno i mushi. E oltre il loro? Forse nulla, in fin dei conti loro stessi, pur essendo apparentemente poco più di animali invisibili ai più, sembrano comprendere meccaniche del mondo a noi del tutto ignote.
E noi che ruolo abbiamo in tutto ciò? Convivendo nello stesso mondo anche le nostre azioni hanno ripercussioni sui mushi, pur sembrando il più delle volte che ne siamo semplici vittime, e i nostri drammi esistenziali s' intrecciano con quelli provocati da loro (quando anzi non sono loro stessi feticci dei nostri problemi).
Ginko viaggia, e ne vede tante di cose, ma non pare porsi troppe domande. In un viaggio del genere porsele potrebbe essere inutile, anzi, deludente. Nella vita di risposte se ne hanno poche, e quando le ottieni non sono sempre quelle che ti saresti aspettato.
Qual' è il senso della vita? Ma soprattutto, ce l' ha un senso? Perché se i mushi, pur essendo gli esseri più vicini al principio primo dell' esistenza sono semplici animali che vivono in simbiosi con la natura, forse il messaggio è solo quello: vivere, accettando tutti i doni, sia quelli buoni che quelli cattivi.
Quello che fanno molti uomini con i mushi è aggrapparsi a false illusioni di felicità create sfruttandoli, ma ciò non può portare a nulla di buono, quando magari non sono i mushi stessi a creare gli incubi in cui si vive.

La natura così riflessiva dell' anime si riflette sul piano visivo e sonoro. Il primo, fedele a quello del manga, si traduce in immagini spesso dai colori non troppo accesi, come a creare un' atmosfera di sospensione nella natura, in cui l' unico elemento a risaltare per la loro luce ultraterrena sono proprio i mushi. Unica nota stonata, a mio avviso, i volti di molti personaggi si somigliano un pò troppo.
Le musiche invece sono deliziose. Poco invasive, servono perfettamente a sottolineare l' atmosfera di "magica normalità" che permea la produzione. Da segnalare la canzone della sigla d' apertura, magnifica (The Sore Feet Song, di Ally Kerr) e i vari brani di chiusura, poetici.

Mushishi si presenta come una serie da consigliare con attenzione, visto che la sua natura pacata (forse troppo, certe volte) ne compromettono la raccomandazione a tutti, che potrebbero trovarlo noioso. Comunque sia se ne consiglia la visione di almeno qualche episodio, avrete perfettamente chiaro cosa attendervi dal cartone e soprattutto se è di vostro gradimento.

Voto: 8,5

Lei e il suo gatto (Kanojo to Kanojo no neko) - Recensione

Il gatto Chobi racconta brevemente la sua vita con la sua padroncina, una ragazza single, e di come, dopotutto, lui sia sempre lì.

Un altro corto di Makoto Shinkai. Anzi, un cortissimo, visto che ci aggiriamo sui 5 minuti.
A fronte quindi dell' esigua durata e della evidente scarsezza di fondi, ancor più che per La voce delle stelle il regista ha dovuto fare un pò i salti mortali per raccontare una storia, ma ci riesce con una naturalezza e una spontaneità che il suddetto lavoro, a mio modesto parere, può invidiarli, visto che racconta dei sentimenti molto umani (per quanto sia animale il narratore) con una semplicità che rende assurdo quanto colpiscano in maniera così chiara lo spettatore.
Certo volendo si può ascrivere a quella cerchia di produzioni del tipo "io e il mio animale"(anche se sarebbe più corretto in questo caso "io e il mio padrone"), ma considerando che, a differenza di quelli, magari giovando proprio del cambio di prospettiva, non punta su sentimenti faciloni come la lacrimuccia facile (che il 99% delle volte cercano di strapparci a forza, ma va! facendo morire l' animale), ma su gesti molto più quotidiano, raccontati anche in maniera onesta. Ecco, onestà nel raccontare. E' questa la caratteristica che rende diretta e facile la fruizione del corto.
Sfruttando immagini molto semplici, praticamente statiche, e avendo pochi suoni ad accompagnare la voce di Chobi, fa osservare come il gatto dia amore onesto alla propria padrona, e come ci stia sempre sullo sfondo; nei momenti belli, in quelli tristi, in quelli tranquilli, lui è lì, a farsi coccolare e a coccolare. Come ogni gatto vero in fin dei conti. Un compagno di vita sincero e appassionato.
Considerabile quasi una "pillola emotiva", ne consiglio caldamente la visione a tutti. Potrebbero essere i 5 minuti migliori della giornata.

Voto: 8

lunedì 27 dicembre 2010

L' esplosivo piano di Bazil

Ritorna Jean-Pierre Jeunet, regista del bellissimo Il Favoloso mondo di Amélie, con un film che non ci fa sognare come il predecessore, ma che di sicuro allieterà un paio di orette della nostra vita con una storia per certi versi molto innocente, per altri incredibilmente pungente, ma sempre raccontata con un ché di poetico che di sicuro si fa apprezzare molto, specie in un periodo come questo in cui, purtroppo, a dominare le classifiche ci pensa il cinemerdattone.
La vita di Bazil è sempre stata segnata dalle armi. Prima da una mina, che fece morire suo padre in oriente.
Poi da una pallottola vagante, che gli procurerà un parziale ritardo mentale e lo fa finire in mezzo alla strada. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, visto che si unirà ad un gruppo di "clochards" dai più disparati talenti. Una famiglia su cui fare affidamento, specie quando deciderà di vendicarsi dei produttori delle armi che gli hanno sconvolto l' esistenza.
Come dicevo, il film non raggiunge le vette poetiche di Amélie, ma neanche ci prova, in fin dei conti il regista non aveva da dimostrare certo che sapesse clonare sé stesso. Certo la mano è la stessa, e si vede in certi elementi che danno un tono fiabesco, quali i vari talenti dei barboni (forse uno spunto di critica sociale? Tante persone intelligenti e talentuose in mezzo alla strada? Certo dovrei conoscere la situazione sociale in Francia per saperlo con certezza, ma è un messaggio applicabile anche all' Italia), o anche i piani geniali e strampalati con cui mettono nel sacco i ben poco onesti fabbricanti d' armi.
Grande prova degli attori (tra l' altro si ripresentano alcuni volti del precedente film), che sanno dipingere i loro personaggi con espressività e carisma, tanto che anche i cattivi sono un piacere da guardare.
Se il vostro film natalizio dev' essere uno, fate che sia questo.

venerdì 24 dicembre 2010

"Wolverine: Origini", di Paul Jenkins, Andy Kubert, Richard Isanove

Il mito sulle origini di uno dei mutanti più pericolosi al mondo (e probabilmente uno dei più famosi personaggi Marvel) è ora svelato in quella che è la sua radice più profonda, ossia la sua infanzia e il risveglio dei suoi poteri mutanti, ossia il fattore di guarigione e gli artigli (qui ancora ossei, non avendo subito la trasformazione dello scheletro in adamantio).
La storia è appassionante, e peraltro lo sviluppo è anche discretamente sorprendente. L' unico vero problema, almeno per l' edizione che ho io, è il rapporto lunghezza-prezzo, forse un pò elevato (30 euro) per una storia tutto sommato di rapida lettura. Certo ad avvalorarlo ci pensa la qualità dell' edizione. La carta è ottima, e si nota la presenza di una discreta quantità di extra (che però constano in gran parte di "copione"; per chi fosse interessato...). Senza contare il fatto che il volume è rilegato. Insomma, un' edizione piuttosto pregiata per una storia che i fan del personaggio devono leggere obbligatoriamente.

La banda dei babbi natale

Piacevole ripresa dopo la parziale delusione de Il cosmo sul comò, pur essendo ancora lontani dalle vette dei primi film.
Diciamo che mi piacerebbe che si dedicassero nuovamente agli sketch teatrali, o comunque più brevi rispetto ad un film, dove ritengo possano dare il meglio, con scene rapide e battute fulminanti. Qui, anche se di battute ispirate ce ne sono (e un paio di momenti sono a dir poco esilaranti), non sembra che siano in grado di riempire tutta la durata del film, che ogni tanto presenta dei momenti vuoti.
Il trio si riconferma valido, specie Aldo e Giovanni. A Giacomo, tendenzialmente quello che interpreta i ruoli più "moderati", stavolta mi è sembrato scialbetto, forse più per il suo personaggio che altro, davvero pallosetto.
Paradossalmente, la vera sorpresa del film è la Maionchi. Semplicemente perché è stata sé stessa, una cafonazza, e faceva ridere. O_o
Di contro, quello che avrei gettato da un ponte è Giovanni Esposito. Il suo personaggio è odioso e inutile.
Piacevolmente umana la Finocchiaro, anche se decisamente poco credibile come ufficiale di polizia, considerando la maniera assurda in cui vengono trattati tre sospettati.
In definitiva, un ritorno piacevole, che mi sento di consigliare ai fan, fermo restando che siamo lontani dai fasti di un tempo.

mercoledì 22 dicembre 2010

Shrek - e vissero felici e contenti

Il mio giudizio su questo film è ambiguo. Narrativamente è abbastanza inutile, visto che non aggiunge niente di niente alla narrazione (e dico proprio nulla, il film finisce dove inizia!), ma paradossalmente ho goduto di più nel vedere questo piuttosto che il noioso Terzo. Pur non raggiungendo la freschezza del primo e la qualità del secondo (il mio preferito), devo dire che in generale mi è sembrato più ispirato negli sketch. Insomma, dico solo che a metà del terzo volevo scappare dal cinema, mentre questo si è lasciato guardare piacevolmente.
Certo, che ormai il marchio abbia detto tutto quello che poteva dire è ormai palese (inutile, remember?), tanto che è con un sospiro di sollievo che si constata che i titoli di coda, ripercorrendo alcuni momenti salienti della saga, ne sanciscono definitivamente la fine, lasciando spazio probabilmente al tanto caldeggiato spin-off sul Gatto con gli stivali (che a proposito, qui ruba la scena a dir poco, peccato che abbia un ruolo molto marginale).
Ultima nota sul villain: Tremotino, il cattivo di turno, è discreto; il mio preferito, per quanto non originale quanto la Fata Madrina o Azzurro, rimane Farquad, ma il folletto del caso si difende bene.

domenica 19 dicembre 2010

Scott Pilgrim VS The World

Già dai trailer avevo capito che il regista dell' adattamento di Scott Pilgrim aveva inquadrato quale fosse lo stile da adottare; il punto era vedere, al solito, quanto il confine tra fedeltà all' originale e "libertà per esigenze cinematografiche" fosse stato valicato.
E sorprendentemente (ma neanche troppo) Scott Pilgrim è, insieme a Watchmen e a Sin City, uno dei migliori adattamento fumetto->film che abbia mai visto.
Che lo spirito sia stato colto in pieno lo si vede già nell' apertura del film, con la scritta Universal Pictures presentata come fosse un videogioco, e soprattutto con la suonata iniziale, frenetica e casinara come ci si aspetterebbe dai Sex Bob-Omb (e sempre all' inizio si fanno apprezzare gli effetti onomatopeici e non che accompagneranno tutta la produzione, rendendola quasi un "live comic".
Certo, non potevo aspettarmi che tutto il contesto della vita urbana fosse riproposto, e infatti qui è quasi azzerato in favore della questione dei 7 Evil Exes. Nonostante ciò, ho avuto comunque la sensazione per buona parte del film che le cose procedessero più veloci del dovuto, nonostante la capacità di sintesi sia notevole. Insomma, chi non ha letto il fumetto potrebbe avere qualche momento di confusione, ma in generale non credo ci siano particolari problemi nella fruibilità.
I personaggi sono stati trasposti a parer mio con risultati decisamente buoni, se non ottimi.
Michael Cera (Scott) traspone il personaggio in maniera più pacata rispetto a quanto non lo sia nel fumetto, ma riesce comunque a renderlo accattivante, poco da ridire.
Mary Elizabeth Winstead (Ramona) riesce a caratterizzarla a dovere, più scazzata che nel fumetto, ma è un fatto anche necessario dato il minor tempo per sviluppare il personaggio.
Tra gli exes, tutti resi a dovere, credo che il preferirne uno rispetto agli altri sia solo questione di gusti, comunque chapeau.
Due parole le spendo per la colonna sonora. Le canzoni composte apposta per il film sono stupende, tanto che consiglio di procurarsi l' OST al più presto. Parallelamente a questo può capitare di sentire in certi momenti come sottofondo motivetti presi da videogiochi (che per forza di cose non tutti potranno riconoscere).
Per quanto riguarda il rapporto tagli-cambiamenti, devo dire che sono pienamente accettabili, anche se si notano maggiormente nella seconda metà film. A parte qualche cambiamento portano comunque alle stesse conclusioni (e a proposito, su Youtube è reperibile il finale alternativo, che avrebbe cambiato non di poco la conclusione).
Quindi, un film perfettamente godibile da parte di fan e non fan. Oltretutto si tratta di quella che è probabilmente una delle pellicole più genuine e rischiose dell' anno (come dimostrano i terribili incassi, cosa sconvolgente a fronte della sua qualità). Dategli una possibilità, e poi magari cercate il fumetto.

"Scott Pilgrim", di Brian Lee O'Malley

Quello che credo essere il punto forte del fumetto è l' immedesimazione che può far provare a molti (specie maschietti, diciamolo). Tutti siamo stati un pò nerd, o abbiamo fantasticato sul mettere su una band, abbiamo avuto storie d' amore tormentate, o immaginato di avere combattimenti al limite dell' assurdo.
Anzi, diciamo che il bello di Scott Pilgrim è che, a dispetto dei 22 anni di età, sembra un adolescente nel corpo di un adulto, "congelato" in una adolescenza tardiva, fatta di amici, musica, videogiochi, ragazze, e via discorrendo.
E poi, come un fulmine a ciel sereno, ci sono i 7 malvagi ex-fidanzati. Perché per poter vantare il diritto di uscire con Ramona, sua nuova fiamma, Scott dovrò rompere il culo a tutti i suoi precedenti ragazzi, tutti molto cattivi, molto intenzionati a rovinare la vita sentimentale di Ramona, e soprattutto a fare un mazzo così a lui.
Ma la questione dei cattivoni, per quanto perno centrale della trama, per l' 80% del tempo sembra marginale. In fin dei conti i personaggi sono troppo presi dal vivere la loro vita per spendere troppo tempo a riflettere su uno scontro mortale avvenuto 5 minuti prima. C' è l' affitto da pagare!
Ad accompagnare Scott lungo le sue avventure quotidiane c' è tutto il cast di contorno, con personaggi più o meno stronzi, più o meno simpatici, tutti però che concorrono a rendere divertente la folle normalità che permea il tutto.
Certo avere una certa cultura "nerdica" aiuta a godere appieno dei riferimenti e delle citazioni videoludiche. All' occhio attento non ne sfuggiranno.
Comunque non fatevi ingannare dal fatto che certe volte sembri più un videogioco d' azione che un fumetto, Scott Pilgrim sotto la patina giocosa è una storia sulle relazioni umane. Non ci vuole troppo sforzo per vedere come la storia, se privata degli elementi più assurdi, racconti una trama semplice ma efficace su cosa significhi avere una relazione sentimentale con qualcuno (per Scott, per Ramona, ma anche per molti comprimari).
Il fumetto consta di 6 volumetti, del non indifferente prezzo di 9,90 euro. Ma personalmente credo ne valga la pena. Il mio consiglio è di leggerne due, meglio ancora tre volumetti, e poi decidere se piaccia o meno, visto che per la sua particolarità è un prodotto per molti, ma decisamente non per tutti.

sabato 18 dicembre 2010

"Ristorante al termine dell' universo"; di Douglas Adams

Seconda parte delle avventure dello sfigato Arthur & co. in giro per l' universo, cercando ancora quale possa esserne il significato (o meglio, la domanda al suo significato) senza forse esserne interessati troppo. In fin dei conti, che senso può avere un universo in cui bovini t' invitano a scegliere quale parte di loro preferiresti mangiare per poi andare ad uccidersi e lasciarsi cucinare?
Douglas si riconferma grande autore di quella che potrei definire "fantascienza dell' assurdo", con intrecci sempre più intricati e assurdi e osservazioni sulla vita in questo pazzo universo che toccano vette di genialità rare.
Imprescindibile la lettura del prequel per comprendere appieno i riferimenti e, ovviamente, seguire lo sviluppo della vicenda, ma molte cose sono talmente gustose che possono essere capite e gustate anche prese a sé, basta lasciarsi trasportare dal loro non sense ben poco velato, anzi, del tutto scostumato.

venerdì 10 dicembre 2010

Lawrence d' Arabia

Vincitore di svariati oscar tra cui miglior film del 1962, Lawrence d' Arabia narra le vicende di Thomas Edward Lawrence, ufficiale americano passato alla storia come uno dei leader della rivoluzione araba del primo dopoguerra.
Il film ne segue le gesta, romanzandole, da quando Lawrence arriva in Arabia fino alla sua partenza dal paese, vittorioso ma sconfitto allo stesso tempo.
Passato alla storia come uno dei film più epici mai realizzato, lo è effettivamente in tutto: nelle sterminate scenografie desertiche, nelle scene di massa, nelle battaglie, e pur essendo stato scavalcato in termini puramente quantitativi da kolossal più recenti come Il Signore degli Anelli, il film trasmette anche allo spettatore moderno questa sensazione di grandezza ricercata. Ma dove il film trionfa realmente è nella delineazione del personaggio di Lawrence, detto El Orens, e della sua passione per l' Arabia, che t' inghiotte nei suoi deserti selvaggi e spietatamente belli.
Menzione d' onore anche a Omar Sharif, davvero un grande personaggio di supporto.

sabato 4 dicembre 2010

La corazzata Potemkin

Doveroso cominciare con questo esempio di fine critica cinematografica. Insomma, la Corazzata Potemkin è un film che noi italiani, grazie a Fantozzi, abbiamo nel sangue, pur non avendolo visto quasi nessuno suppongo, specie grazie a questa (geniale) scena. Ma si dà il caso che avendo diverse ore da riempire e molti film vecchi sotto mano decisi di fare il passo e valutare di persona la cagata pazzesca, e devo dire che proprio cagata non è.
Certo, premetto subito che alcune scelte stilistiche, in particolare alcune inquadrature totalmente senza senso che rallentano inutilmente il ritmo (anche se siamo lontani dai 6 tempi o 12 bobine che erano citate dal sempre mitico Fantozzi, ci aggiriamo sull' ottantina di minuti).
Film del genere, dopo tutto, vanno filtrati sotto quello che è il loro valore storico e culturale, e di certo la Corazzata ne ha molto, presentandosi a tutti gli effetti come un manifesto comunista sincero e spassionato (anche se ancor più che il comunismo promuove la pace tra i popoli). Quindi, se siete di una certa ideologia politica, forse a fare i pignoli avrete di che lamentarvi sotto questo punto di vista, ma in fin dei conti, per quello che era il periodo e le inclinazioni del regista sono tutte cose evidenti.
In senso più strettamente filmico l' ora e mezza di visione è passata piacevolmente, specie in un paio di momenti di pura comicità (più o meno involuta), che mi hanno fatto ridere di gusto.

"Le affinità elettive"; di Johann Wolfgang Goethe

Non il miglior libro di Goethe che abbia letto, lo dico subito. Ma penso che il problema principale sia che il libro sia invecchiato male, o per meglio dire, dubito si adatti bene al gusto del lettore moderno. Ovviamente è solo la mia opinione, ma trovo che il gusto per il patetico che si trovi qui sfoci agli occhi di chi lo legge oggi nel ridicolo certe volte.
Sostanzialmente, immaginate la classica storia di tradimenti, innamoramenti e così via (riassumibili nel francesismo "buttanismi"), in cui però tutti i protagonisti hanno una sensibilità pari a quella di Werther. Seghe mentali, azioni poco ragionate, scelte drastiche e melodrammatiche e così via. Seguendo quella che era la sua poetica del tempo Goethe ci narra una storia di sentimenti portati all' eccesso, che però alla resa dei conti rendono la storia leggermente surreale.
Comunque, intendiamoci, il libro è piuttosto interessante dal punto di vista filosofico (vedi per esempio tutti i discorsi sull' educazione delle masse) e anche scienifico (le affinità elettive del titolo si rifanno ad una teoria chimica del tempo, come spiega il romanzo stesso).
Insomma, non mi sento di consigliarne strettamente la lettura a nessuno, ma neanche la sconsiglio in toto. In fondo parliamo pur sempre di un classico, quindi ognuno deve avere il diritto di farsene la propria opinione.

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