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lunedì 20 settembre 2010

Dellamorte Dellamore

Tratto dall' omonimo romanzo di Tiziano Sclavi, il film rappresenta in forma embrionale quello che sarà poi il suo più grande successo, ossia il celeberrimo Dylan Dog.
E a vedere il film, pur con le dovute differenze, non si fatica a ritrovare molti dei caratteri distintivi di quello che sarà probabilmente il più celebre fumetto italiano.
A partire in particolar modo dal protagonista, interpretato da Rupert Everett (e alle cui sembianze s' ispireranno i vari disegnatori nel ritrarre Dylan), che piuttosto che un indagatore del' incubo interpreta il guardiano di un cimitero, ma anch' egli un pò tombeur de femmes, un pò sfigato, un pò nemico e amico delle forze contro cui combatte e si relaziona, anche meglio che con gli esseri umani, forse un pò troppo pieni di vita per i suoi gusti. Tanto, come dice lui stesso, "finiranno tutti qui " [al cimitero].
Ma le similitudini non finiscono qui. L' atmosfera generale è quella da horror un pò splatter, un pò surreale, con i suoi misteri inspiegabili ma terribilmente affascinanti.
Certo, come il fumetto, non va preso eccessivamente sul serio. D' altronde il film stesso non sembra farlo, riservandosi buone dosi di humor nero e di surrealismo, che potrebbe rendere assurdi certi passaggi ma dannatamente appassionanti da vedere.
Di sicuro non un film per tutti, data la sua particolarità, ma degno di uno sguardo, in particolar modo dai fan del fumetto che vogliono andare all' origine del mito.

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