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venerdì 1 febbraio 2013

Man on the moon

Un' occasione sprecata. Man on the moon, con tutto che lo consideri un film piacevolissimo e che mi abbia fatto ridere abbondantemente, lo considero un mezzo fallimento dal punto di vista contenutistico.
Il fatto è che presenta un problema che affligge buona parte dei film biografici, ossia quello di sacrificare l' integrità narrativa in favore di singoli episodi di vita, che se aiutano a tenere il ritmo del film vivace, purtroppo lo indeboliscono nella costruzione della trama.

Il paragone più diretto che mi venga in mente è Ed Wood, di Burton, forse uno dei migliori omaggi ad un personaggio dello spettacolo che un cineasta abbia mai fatto. Concentrando la sua attenzione su una ristretta porzione della sua vita, Burton è riuscito a focalizzare con attenzione le traversie e la lotta di un uomo per cercare di fare cinema, il suo cinema, contro un establishment per il quale era eccezionalmente avanti con i tempi, troppo.

La storia di Andy Kaufman è più affine di quanto non si possa pensare. Per quanto il senno di poi sia stato probabilmente più buono con lui che con Wood, anche qui abbiamo a che fare con una figura che ha combattuto molto per difendere la sua arte, per molti versi in anticipo sui tempi. Purtroppo, il taglio del film non dà ai possibili conflitti e sviluppi l' adeguato respiro perché lo spettatore provi la sufficiente empatia. L' esempio per eccellenza (piccolo spoiler, se volete evitarlo saltate al prossimo capoverso) è quando necessita di fondi per finanziare il proprio recital, impresa che viene annunciata quasi impossibile e per cui dovrà faticare mesi, se non anni. Dopo aver detto ciò, nella scena immediatamente dopo assistiamo al suddetto recital, senza avere la benché minima idea di come ci sia arrivato.

Questo difetto affligge la quasi totalità del film, il saltare da un "episodio" all' altro, e non dare alla trama il giusto respiro.
Fortunatamente la visione in sé non ne soffre eccessivamente, visto che, come ho detto sopra, Man on the moon è un film genuinamente divertente. Carrey è naturalissimo nei panni di Kaufman, e non è difficile scorgere nel padre dell' anti-umorismo una delle principali fonti d' ispirazioni per l'attore, da cui sembra aver ereditato mimica e verve surreale. E se c' è una cosa, che il film è riuscito a cogliere pienamente, è l' ambiguità della vita di questo personaggio, in cui non si può mai dire cosa sia reale o finzione, morte inclusa.


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