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sabato 28 novembre 2009

Kappa no Coo to Natsuyasumi (Vacanze estive con Coo il kappa) - Recensione

Koichi Uehara, tornando a casa da scuola, trova nei pressi di un fiume uno strano sasso con il fossile di una specie di tartaruga. Tornato a casa, decide di lavarlo, ma mettendolo sotto l' acqua il fossile riprende vita, e Koichi scopre di aver trovato un piccolo di kappa (creature mitologiche giapponesi), caduto in letargo dopo essere sprofondato nella terra in seguito ad un terremoto nell' era Edo (XVII-XIX sec.). Essendo il kappa indebolito e disperso, la famiglia deciderà di adottarlo e crescerlo, dandogli il nome di Coo. Così il piccolo Coo entrerà in contatto con la tanto temuta società umana, scoprendone luci e ombre.

Sembra di trovarsi davanti ad una versione alternativa di
Ponyo sulla scogliera, ennesima variazione sul tema del genere "a boy and his pet", indubbiamente trito e ritrito, ma Vacanze estive con Coo il kappa ha molte frecce nel suo arco, anche nei confronti del succitato film miyazakiano. Perché se questo aveva un approccio decisamente favolistico e "leggero" (in pieno stile Studio Ghibli), presentandosi come una stupenda fiaba, Vacanze estive con Coo il kappa segue uno stile molto più drammatico, presentandosi come quasi un cammino interiore di Koichi e di Coo, che a vicenda segneranno la vita dell' altro. La trama sarà quindi un alternarsi di momenti divertenti ad altri più toccanti, specie nella seconda metà del film (lungo oltre due ore, ma neanche minimamente pesanti), dove imparerà quanto meschina e mostruosa possa essere la natura umana. Perché il film non si risparmia una critica feroce alla società, e come Ponyo puntava sull' inquinamento, Coo se la prende con la società moderna, interessata più all' apparire che non ai sentimenti del prossimo, come mostrano le traversie che dovrà affrontare con i giornalisti e i media, che come unica reazione di fronte ai suoi drammi sapranno solo fotografare. Il film, quindi sa toccare davvero le corde del cuore dello spettatore, e in più momenti saprà commuovervi come non vi capitava da tempo.

Sul fronte dei disegni, lo stile scelto è peculiare e molto carino, e in generale tecnicamente pregevole, anche se di contro le animazioni non sono fluide come ci si aspetterebbe da un lungometraggio di due anni fa (cosa che comunque non intacca il valore del film, che fosse stato animato con i fogli mossi a mano sarebbe stato comunque un capolavoro).
Poco da dire sul sonoro: buoni brani di accompagnamento supportati dal solito ottimo doppiaggio giapponese.

Ci sarebbero tante cose da dire su questo film, ma credo che ogni descrizione sarebbe riduttiva. Semplicemente guardatelo, potrebbe conquistarvi.

Voto: 9

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