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sabato 14 maggio 2011

Requiem For A Dream

Procede a zig zag la mia scoperta del fenomeno Aranofsky. Dopo esser passato per The Wrestler e Il Cigno Nero ho fatto un balzo all' indietro, andando a vedere Requiem for a Dream (sua seconda pellicola. La prima fu Il teorema del delirio, che in verità fu il primo film del regista su cui misi mano, ma che non riuscii a vedere per intero causa attacco di paranoia procuratomi. Comunque mi riprometto di riempire del tutto il buco). Ciò mi ha portato ad una conclusione molto imbarazzante sul mio rapporto con questo autore, ossia che non riesco a stabilire tra i suoi lavori quale sia il migliore, o farne una scala qualitativa.

Tutti, tutti i film che ho visto sono dei capolavori, e le differenze tra gli uni e gli altri sono prettamente stilistiche, visto che pur partendo da presupposti simili (sviscerare l' intimità di alcuni casi umani, siano essi wrestler, ballerini, o nel caso specifico drogati), Aranofsky di volta in volta ci si approccia in una maniera simile ma allo stesso tempo diversa: sottolineare l' angoscia dei personaggi, ma una volta tramite una quieta tristezza, altre con allucinazioni paranoiche, altre volte ancora scivolando nella disperazione.

Requiem di sicuro, dopo Il teorema del delirio, è il suo film visivamente più sperimentale, con scene rapidissime e occasionalmente visionarie. Sembra quasi una versione ancor più pessimista di Trainspotting.

Un plauso a tutto il cast, veramente eccelso, con una menzione speciale per Jared Leto, vera sorpresa del film (non sarebbe male se avesse più ruoli da protagonista).

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