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domenica 3 gennaio 2010

Dead Space [360] - Recensione



Si, insomma, ammetto che non sono un patito dell' horror, e che quindi non è che ci voglia chissà cosa a spaventarmi, ma si, secondo me anche i più smaliziati, minimo in un paio di occasioni, avranno il loro bel cagarsi sotto in certi momenti. E ora che l' ho ricominciato, ritengo che i programmatori abbiano dato il loro meglio nei primi capitoli dell' avventura, dove le sorprese e i "petardi sotto la sedia" non sono pochi. Magari non originalissimi, ma di sicuro meno telefonati di quanto non siano nella seconda metà dell' avventura, dove un pò l' effetto spavento scema, un pò per la capacità di predire più o meno quando appariranno i nemici (più una sensazione che una vera coscienza).
Se vogliamo parlare ancora di difetti (così mi tolgo subito il rospo), la struttura di gioco soffre di una certa ripetitività, perché, nonostante poteri telecinetici, camere senza ossigeno, antigravità e via discorrendo, sostanzialmente si tratterà sempre di andare da un punto A ad un punto B, attivare un interruttore o prendere un oggetto, e tornare, con conseguente eccidio di schifezze aliene all' andata e al ritorno. A qualcuno tutto ciò potrebbe venire a noia, ma fortunatamente a limitarla ci sta la non estesa lunghezza dell' avventura (completabile la prima volta in una decina di ore) e la costante minaccia degli alieni (Necromorfi).

Visto che siamo qui vorrei spendere due parole sull' atmosfera. Dead Space sembra un horror alla Alien per l' ambientazione (vedi astronave in avaria), con però un design dei mostri che mi ricorda fortemente la Cosa di Carpenter: somiglianza questa che si nota anche in un interessante parallelismo: come nel suddetto film l' unico modo per uccidere l' alieno era dargli fuoco, qui gli si devono amputare gli arti (ma quanto è bello, alla luce di tutto ciò, usare il lanciafiamme?!). I Necromorfi, quindi, in un certo senso, sono i protagonisti del gioco (non certo il muto protagonista, per quanto bella possa essere la tuta/armatura), dalle mille forme e mille insidie. La loro forza non sta tanto nell' intelligenza, perché a compensarla ci pensa una ferocia con pochi eguali: vi ritroverete ad affrontare abomini che vi si scaglieranno addosso come treni, e i problemi nasceranno negli attacchi di gruppo, perché più tipologie di Necromorfi assieme possono mettervi in crisi, con attacchi provenienti da avanti, dietro, di fianco, sopra e sotto (!). Non da meno sono i boss del gioco. Pochissimi (tre), ma davvero divertenti da affrontare (specie l' ultimo, il più spettacolare che abbia visto in questa generazione).

Comunque, a dispetto di tante insidie, sarete equipaggiati più che degnamente per affrontare ogni situazione. Oltre ad un vasto arsenale (che va da armi più tradizionali ad altre pensate specificatamente per tagliare), ampiamente potenziabile, avrete dalla vostra la Stasi, che permette di rallentare il soggetto colpito (utile in certe fasi esplorative e miracolosa nei combattimenti), il modulo telecinetico (vera e propria telecinesi, utile soprattutto in fase esplorativa), vari modelli di tuta, con inventario ampliabile, e una discreta facilità di rinvenimento di proiettili e medipack (nonché di ricariche per la stasi e di bombole d' aria per le fasi nel vuoto spaziale), tutti comunque acquistabili a suon di crediti nei negozi sparsi per la nave (il capitalismo sopravvive alle tragedie più assurde). Notare che, nonostante a difficoltà normale i soldi raramente mancheranno, le cose da comprare, tra medipack, munizioni, tute, nodi energetici (necessari al potenziamento di tutto), e via discorrendo, saranno tantissime, tanto che comprare tutto il comprabile in una partita sola, a meno di rivendere molte cose, è impossibile (god bless the new game +).

I controlli sfruttano quasi ogni tasto presente sul pad, e se magari richiederanno un pò per essere completamente appresi (la mappatura cambia tra se si punta l' arma e se no), alla fine il controllo del personaggio risulta ottimo e totale,

La grafica è forse la cosa più soddisfacente della produzione, a partire dalla mera realizzazione, a dir poco eccelsa (pur presentando qualcosa di grossolano, come la realizzazione dei capelli, o la fisica dei cadaveri, che diventano miracolosamente leggeri come cartone [difetto però che sto riscontrando in molti giochi di questa generazione]), per arrivare al design, che deve molto, come ho già detto, all' horror fantascientifico, con una buona strizzata ad un gusto retrò. E ad arricchire il tutto ci pensano tante piccole chicche visive e sonore (che cominciano con l' interfaccia di gioco, completamente assente: tutte le informazioni sono affidati a menù olografici richiamati dal personaggio, mentre la vita è data dalla spina dorsale luminosa), quali i pochi superstiti della Ishimura, che agonizzano follemente prima di morire, i cadaveri galleggianti nelle stanze a gravità zero, oppure i mille suoni che vi accompagneranno lungo l vostro viaggio altrimenti silenzioso: un tubo che cade, urtato da chissà cosa, il canto di un folle superstite, nascosto in qualche anfratto della nave... Il sonoro, oltre ad un ottimo campionario di effetti, presenta poche traccie musicate, che per lo più accompagnano gli scontri con le creature, con brani tesi che fanno un grande uso di archi striduli. A rovinare questo aspetto, ci pensa il doppiaggio. Anche se in generale, alcune voci, su tutte quella di Dario Argento, sono scandalose a dir poco.

Al prezzo di una certa ripetitività nel gameplay e nell' incapacità degli sviluppatori nel mantenere costante i livelli di tensione percepiti nelle fasi iniziali di gioco, avrete tra le mani un' avventura horror che saprà soddisfare gli amanti dello splatter e chiunque cerchi un gioco con un pò di personalità (per quanto mutuata).

Grafica: 9
Sonoro:8,5
Giocabilità:8
Longevità:8

Voto: 8

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